lunedì 24 settembre 2007

Nazioni o banche centrali: qual'è l'obiettivo?

Perché Washington vuole l'Afghanistan?
di Jared Israel, Rick Rozoff & Nico Varkevisser
Traduzione di Luca, Vicenza. [18 Settembre 2001]

"Il mio Paese comprende realmente che questa è la Terza Guerra Mondiale? E se questo attacco è la Pearl Harbor della Terza Guerra Mondiale, significa che abbiamo davanti una lunga, lunga guerra". (Thomas Friedman, 'New York Times,' 13 settembre 2001)
Gli uomini chiave del governo Usa e dei media hanno usato il bombardamento del World Trade Center e del Pentagono per creare uno stato internazionale di paura. Questo ha portato i più vicini alleati di Washington (in particolare Germania e Gran Bretagna, ma non l'Italia) ad accordare carta bianca per quanto riguarda la loro partecipazione alle rappresaglie Usa.
Ed è servito ad oscurare la domanda più importante: Washington nasconde altre intenzioni, una strategia che va oltre lo sganciare bombe? E se esiste, cos'è, e che conseguenze ha per il mondo?

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Alcuni titoli di prima pagina dei principali giornali statunitensi:
"Terza Guerra Mondiale" ('New York Times,' 13/9)
"Diamo una chance alla guerra" ('Philadelphia Inquirer,' 13/9)
"E' il momento di usare l'opzione nucleare" ('Washington Times,' 14/9).
Inizialmente, una serie di stati è stato minacciato in quanto "sostenitori del terrorismo", che non sono "con noi", perciò sono "contro di noi": Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan e Siria.

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