giovedì 18 febbraio 2010
Analisi del "NORTH APPROACH IMPACT" - analisi peer reviewed e tradotta
info iniziali
La seguente è una traduzione del documento:
"NORTH APPROACH IMPACT ANALYSIS"
pubblicato da Rob Balsamo e peer reviewed dal capitano Jeff Latas e dal comandante Ralph Kolstad
[ - articolo originale: QUI ]
[ - Traduzione: Teba ].
Analisi dell’impatto dalla traiettoria a nord
Introduzione
Il Citizen Investigation Team (CitizenInvestigationTeam.com) ha condotto, ripreso e pubblicato interviste con dozzine di testimoni oculari dell’attacco dell’11 Settembre presso il Pentagono. Di questi testimoni, più di una dozzina si trovavano in posizioni eccellenti per poter giudicare dove l’aereo volava rispetto alla ex stazione di servizio Citgo, la quale rappresentava l’ultimo importante riferimento visivo lungo la traiettoria dell’aereo negli ultimi secondi di volo prima di raggiungere l’edificio [ndr il pentagono]. Tutti questi testimoni oculari hanno dichiarato unanimamente di aver osservato l’aereo volare al di sopra, o verso, la parte a nord della stazione gas Citgo. Sono inclusi anche tutti i testimoni oculari presenti sulla proprietà stessa della stazione gas, i quali si trovavano nella posizione in assoluto migliore per poter giudicare su quale lato della stazione è volato il velivolo, con nessuna possibilità di errore di valutazione dovuto alla prospettiva.
E’ fisicamente impossibile, per un aereo che si avvicina al Pentagono su una traiettoria coerente con le dichiarazioni dei testimoni oculari, aver causato i danni materiali ai pali della luce, al generatore e al Pentagono come documentato e segnalato dal materiale fotografico. La seguente analisi tecnica presenterà i calcoli a dimostrazione di questo semplice fatto scientifico.
Obiettivo
Determinare se un aeroplano sia in grado di transitare a nord della stazione gas Citgo come dichiarato dai testimoni oculari e causare comunque i danni meccanici ai pali, generatore ed edificio del Pentagono.
Nota importante
Il semplice dato di fatto è che molti se non tutti i testimoni oculari non hanno smesso di guardare l’aereo nell’istante in cui transitava sul lato nord della stazione Citgo. Per poter affermare che l’aereo sarebbe potuto transitare dal lato nord della stazione e poi virare verso una traiettoria che gli avrebbe permesso di causare i danni meccanici osservati – a cominciare dal primo palo della luce abbattuto – si dovrebbe ignorare qualsiasi cosa disegnata e dichiarata oltre quel punto dai testimoni oculari stessi. Ignorare le dichiarazioni dei testimoni oculari è disonesto dal punto di vista intellettuale e non lo si può considerare un approccio obiettivo per un’analisi di questo tipo. Questa analisi include in modo specifico, ma non solo a ciò è limitata, il posizionamento dell’aereo da parte di testimoni sopra o molto vicino il parcheggio fuori dagli edifici adibiti alla manutenzione dell’Arlington National Cemetery, dato su cui vi sono numerose testimonianze esplicite. Anche se fosse possibile l’ipotetica manovra – la quale, come dimostra questa pubblicazione, non lo è – resterebbe comunque un punto di discussione controverso, dal momento che l’analisi dei danni meccanici e l’ipotesi di un impatto dalla traiettoria nord non sarebbe comunque in linea con le dichiarazioni, disegni e descrizioni dei testimoni oculari.
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venerdì 11 settembre 2009
Il Punto sul WTC7
Uno dei fattori che ha contribuito a rendere ancora più ermetici i rapporti sugli eventi del 9/11 risiede nella scarsa profondità con cui alcune cronologie sono state compilate e predisposte per la loro pubblicazione.
È distinguibile, dopo alcune analisi, una sistemazione discutibile ad esse apportata, dal punto di vista sequenziale che induce a concludere quanto debba necessariamente esserci stata la presenza di un coinvolgimento di una regia esterna che ne vagliasse a piacimento i contenuti prima della presentazione.
Un accomodamento così ambiguo, sottoforma di catena di misurati periodi semplici, composti in maggioranza da soggetto, predicato e complemento, non realisticamente legati tra loro, non potrebbe sennò avere altra spiegazione o alternativa, a meno che non si voglia ripiegare ancora sulla “teoria della negligenza”.
E’ sufficiente incrociare poche testimonianze per rendersi conto se tali sunti abbiano o meno subito sostanziali ritocchi in ordine ad un’esposizione prestabilita fedele a vari ed eventuali compromessi di sorta concordati “a monte”.
Si legga, a titolo di esempio, nel rapporto NCSTAR 1-8, tra le note, il richiamo alla testimonianza di Sheirer, direttore del centro-emergenze, in relazione alla presunta sua conferma per la quale egli avrebbe fornito, a dire del NIST che lo cita tra le note, un orario preciso dell’ordine di evacuazione dell’OEM.
In realtà Sheirer, tra le sue testimonianze(in cui ha fornito versioni palesemente diverse al pari di Giuliani, Rotanz ecc….), non si riferisce mai ad un orario approssimativo né, tantomeno, preciso. Da ciò che si può evincere leggendo le sue testimonianze, appare semmai evidente che l’ordine di evacuazione fosse stato da lui impartito, qualora fosse stato veramente lui a darlo, non “approssimativamente alle 9:44”, ma entro il quarto d’ora massimo dall’impatto di UA-175 contro la torre sud avvenuto alle 9:03. Una squadra di E.M.S., l’unica tra le oltre 68 a raggiungere il centro-emergenze il 9/11, infatti ricevette l’ordine di evacuazione al massimo intorno alle 9:20, ed evacuò dall’OEM. Tale conclusione si ricava dal fatto che questa squadra aveva allestito per le 9:30 la “triage area” nella lobby di WTC7 al 3° piano, prim’ancora un OEM provvisorio sempre nella lobby del WTC7, prim’ancora si era consultata con Peruggia e prim’ancora aveva disceso venti piani a piedi dal 23° piano quando si trovava all’OEM, proprio quando ricevette l’ordine di evacuarlo a causa del (famigerato) falso allarme del “terzo aereo” in avvicinamento su New York…
In realtà Sheirer, tra le sue testimonianze(in cui ha fornito versioni palesemente diverse al pari di Giuliani, Rotanz ecc….), non si riferisce mai ad un orario approssimativo né, tantomeno, preciso. Da ciò che si può evincere leggendo le sue testimonianze, appare semmai evidente che l’ordine di evacuazione fosse stato da lui impartito, qualora fosse stato veramente lui a darlo, non “approssimativamente alle 9:44”, ma entro il quarto d’ora massimo dall’impatto di UA-175 contro la torre sud avvenuto alle 9:03. Una squadra di E.M.S., l’unica tra le oltre 68 a raggiungere il centro-emergenze il 9/11, infatti ricevette l’ordine di evacuazione al massimo intorno alle 9:20, ed evacuò dall’OEM. Tale conclusione si ricava dal fatto che questa squadra aveva allestito per le 9:30 la “triage area” nella lobby di WTC7 al 3° piano, prim’ancora un OEM provvisorio sempre nella lobby del WTC7, prim’ancora si era consultata con Peruggia e prim’ancora aveva disceso venti piani a piedi dal 23° piano quando si trovava all’OEM, proprio quando ricevette l’ordine di evacuarlo a causa del (famigerato) falso allarme del “terzo aereo” in avvicinamento su New York…
Si conclude che ci debba essere stata una necessità prioritaria per spostare in avanti di almeno 25 minuti l’orario di evacuazione ufficiale dell’OEM e voler far credere così che fosse stato evacuato più tardi. Forse per far credere che Rudolph Giuliani, “Sindaco d’America”, fosse ben saldo al suo posto durante l’emergenza, forse per altri motivi…
In questo articolo viene riportato un periodo di tempo in cui si sono verificati alcuni avvenimenti omessi, negati o distorti illegittimamente dai rapporti del NIST, ossia da quell’unico organo responsabile, tra quelli accreditati per le indagini, che avrebbe dovuto offrire una spiegazione per il sospetto crollo del WTC7.
In questo articolo viene riportato un periodo di tempo in cui si sono verificati alcuni avvenimenti omessi, negati o distorti illegittimamente dai rapporti del NIST, ossia da quell’unico organo responsabile, tra quelli accreditati per le indagini, che avrebbe dovuto offrire una spiegazione per il sospetto crollo del WTC7.
La location in cui viene determinato questo periodo si colloca nella zona immediatamente a nord del WTC a circa 120 metri di distanza dalla torre nord, ossia là dove era situato l’Edificio 7…
continua...
mercoledì 5 agosto 2009
Anomalie del volo Delta 1989
Traduzione dell'articolo: Was Delta 1989 Part of a Live-Fly Hijacking Exercise on 9/11?
È stato ampiamente riportato che l’11 settembre 2001, 4 aerei civili vennero dirottati, e tre di questi seguentemente colpirono i loro obiettivi a New York e a Washington. Un po’ meno noto è che, durante le due ore nelle quali avvennero gli attacchi il 9/11, i controllori del traffico aereo e il personale militare dedicarono un tempo significativo ad un quinto aereo che venne incorrettamente segnalato come dirottato. Questo aereo era, dalle parole di un ufficiale militare, “il primo “falso bersaglio” del giorno.[1]
L’aereo era il volo Delta 1989, un boeing 767 decollato da Boston. Intorno alle 9:30 a.m., venne ripetutamente sospettato d’essere stato dirottato. Anche se i successivi eventi indicarono che l’aereo non lo fosse, un team SWAT della polizia e agenti dell’FBI vennero inviati verso di esso dopo che l’aereo fece un atterraggio d’emergenza a Cleveland, Ohio, e fu solo due ore dopo l’atterraggio che fu permesso a tutti i passeggeri di sbarcare.
Mentre si potrebbero liquidare i sospetti sul volo Delta 1989 come comprensibili errori nel caos e nella confusione degli attacchi, c’è un’altra possibile spiegazione per quanto successo. Sappiamo che il 9/11 i militari statunitensi e le altre agenzie governative stavano effettuando diverse esercitazioni. Almeno un’esercitazione militare prevedeva l’utilizzo di un aereo dirottato [era prevista con l’inclusione dello scenario di un aereo]. Alla luce di ciò, sorge la possibilità che il volo Delta 1989 stesse coprendo il ruolo di un aereo dirottato in un’esercitazione, e ciò avrebbe causato i rapporti errati su di esso. Certamente, la quantità e la natura delle anomalie sospette riguardo al volo Delta 1989 rendono questa possibilità degna di seria considerazione.
Per quanto molto rimanga a livello speculativo, se questa spiegazione fosse corretta, avrebbe serie implicazioni. Vorrebbe dire che, al momento in cui gli attacchi ebbero luogo, un’esercitazione coinvolgente un aereo reale, presumibilmente dirottato, era in corso.
Implicherebbe che questa esercitazione non fu prontamente cancellata, ma continuò invece attraverso l’intera durata degli attacchi. E eleverebbe una sinistra possibilità: che il ruolo del volo Delta 1989 (e l’esercitazione in cui era coinvolto) fosse un qualcosa in aiuto di meschini individui all’interno del complesso militare USA e del governo per perpetrare con successo gli attacchi del 9/11.
continua...
È stato ampiamente riportato che l’11 settembre 2001, 4 aerei civili vennero dirottati, e tre di questi seguentemente colpirono i loro obiettivi a New York e a Washington. Un po’ meno noto è che, durante le due ore nelle quali avvennero gli attacchi il 9/11, i controllori del traffico aereo e il personale militare dedicarono un tempo significativo ad un quinto aereo che venne incorrettamente segnalato come dirottato. Questo aereo era, dalle parole di un ufficiale militare, “il primo “falso bersaglio” del giorno.[1]
L’aereo era il volo Delta 1989, un boeing 767 decollato da Boston. Intorno alle 9:30 a.m., venne ripetutamente sospettato d’essere stato dirottato. Anche se i successivi eventi indicarono che l’aereo non lo fosse, un team SWAT della polizia e agenti dell’FBI vennero inviati verso di esso dopo che l’aereo fece un atterraggio d’emergenza a Cleveland, Ohio, e fu solo due ore dopo l’atterraggio che fu permesso a tutti i passeggeri di sbarcare.
Mentre si potrebbero liquidare i sospetti sul volo Delta 1989 come comprensibili errori nel caos e nella confusione degli attacchi, c’è un’altra possibile spiegazione per quanto successo. Sappiamo che il 9/11 i militari statunitensi e le altre agenzie governative stavano effettuando diverse esercitazioni. Almeno un’esercitazione militare prevedeva l’utilizzo di un aereo dirottato [era prevista con l’inclusione dello scenario di un aereo]. Alla luce di ciò, sorge la possibilità che il volo Delta 1989 stesse coprendo il ruolo di un aereo dirottato in un’esercitazione, e ciò avrebbe causato i rapporti errati su di esso. Certamente, la quantità e la natura delle anomalie sospette riguardo al volo Delta 1989 rendono questa possibilità degna di seria considerazione.
Per quanto molto rimanga a livello speculativo, se questa spiegazione fosse corretta, avrebbe serie implicazioni. Vorrebbe dire che, al momento in cui gli attacchi ebbero luogo, un’esercitazione coinvolgente un aereo reale, presumibilmente dirottato, era in corso.
Implicherebbe che questa esercitazione non fu prontamente cancellata, ma continuò invece attraverso l’intera durata degli attacchi. E eleverebbe una sinistra possibilità: che il ruolo del volo Delta 1989 (e l’esercitazione in cui era coinvolto) fosse un qualcosa in aiuto di meschini individui all’interno del complesso militare USA e del governo per perpetrare con successo gli attacchi del 9/11.
continua...
domenica 26 aprile 2009
New York: "9/11 was an inside job"
AndreaP è tornato con la sua famiglia da New York.
Nemmeno una foto o una bandiera a stelle e strisce sventolante in memoria… (evidentemente il ricordo per certi avvenimenti è come l’indignazione in Italia secondo Paolini: più corta dell’orgasmo… o almeno questo sembra avvenire quando non è il 10, l’11 o il 12 settembre).
Facciamo il giro del cantiere e mi si presenta una scena che mi solleva un poco: un gruppo di persone che portava uno striscione con scritto “9/11 Was an Inside Job”.
…per terra: dei cartelloni molto simili alle pagine sull’11 settemebre di luogo comune.
(tra le diverse foto inviatemi ho scelto di postare questa che ritengo più emblematica) Qualcuno distribuiva dei volantini...
(il volantino è costituito da diverse pagine, quella postata qui è la presentazione)
Non poteva mancare il suo appuntamento a “Ground Zero”, ossia quella “location”, scelta ad hoc l’11 settembre 2001, dove si consumò la più grande menzogna che l’umanità potesse subire…
Di seguito riporto un suo breve racconto corredandolo con alcune foto che mi ha inviato:
“Ai primi del febbraio scorso ho finalmente avuto l’opportunità di recarmi a New York: inutile dire quale era la tappa principale del viaggio!
Da turisti italiani, che si notano a circa 2 Km di distanza, abbiamo fatto il tipico “giro turistico” di South Manhattan: Ponte di Brooklyn, municipio, Ground Zero e Wall Street.
Scesi dal Ponte siamo passati da Park Row (dove si trova il Park Row Building, dal quale è “misteriosamente caduto” l’anarchico Andrea Salsedo negli anni 20), immettendoci poi sulla Barclay all’incrocio con la Church.
Arrivando all’ex-WTC, la mia aspettativa, seppur macabramente comica, era quella di vedere “un gran buco”. La scena che oggi si presenta davanti a uno spettatore è… un semplice cantiere.
Di seguito riporto un suo breve racconto corredandolo con alcune foto che mi ha inviato:
“Ai primi del febbraio scorso ho finalmente avuto l’opportunità di recarmi a New York: inutile dire quale era la tappa principale del viaggio!
Da turisti italiani, che si notano a circa 2 Km di distanza, abbiamo fatto il tipico “giro turistico” di South Manhattan: Ponte di Brooklyn, municipio, Ground Zero e Wall Street.
Scesi dal Ponte siamo passati da Park Row (dove si trova il Park Row Building, dal quale è “misteriosamente caduto” l’anarchico Andrea Salsedo negli anni 20), immettendoci poi sulla Barclay all’incrocio con la Church.
Arrivando all’ex-WTC, la mia aspettativa, seppur macabramente comica, era quella di vedere “un gran buco”. La scena che oggi si presenta davanti a uno spettatore è… un semplice cantiere.
Nemmeno una foto o una bandiera a stelle e strisce sventolante in memoria… (evidentemente il ricordo per certi avvenimenti è come l’indignazione in Italia secondo Paolini: più corta dell’orgasmo… o almeno questo sembra avvenire quando non è il 10, l’11 o il 12 settembre).
Facciamo il giro del cantiere e mi si presenta una scena che mi solleva un poco: un gruppo di persone che portava uno striscione con scritto “9/11 Was an Inside Job”.
…per terra: dei cartelloni molto simili alle pagine sull’11 settemebre di luogo comune.
(tra le diverse foto inviatemi ho scelto di postare questa che ritengo più emblematica) Qualcuno distribuiva dei volantini...
(il volantino è costituito da diverse pagine, quella postata qui è la presentazione)
Inutile dire quanto, personalmente, sono rimasto colpito da questo fatto: sinceramente non credevo minimamente che esistesse gente in grado di arrivare a tanto, ossia di portare la manifestazione fino al cuore degli eventi di quella giornata.
Forse, mi sono detto, ogni tanto le cose cambiano… anche in bene.”
Ringrazio AndreaP per la segnalazione…
giovedì 19 febbraio 2009
"SEM TETO": MENO ABBIENTI PIU' FORTUNATI
Questa vicenda è stata trascritta integralmente a due mani da gariele82 e shm/stuarthwyman.
Gariele82, attivo come progettista nell’ambito della cooperazione internazionale nella ONG italiana APA (Accademia Psicologia Applicata), coinvolto in progetti di sviluppo umano e sociale in vari Paesi del mondo e shm/stuarthwyman in qualità di semplice interessato ai fatti, si sono ritrovati a realizzare un’inchiesta indipendente che avesse come fine quello di divulgare la realtà di alcune situazioni sicuramente per nulla diffuse a livello mediatico.
Introduzione
Il nostro primo incontro è avvenuto circa dieci giorni fa, intorno al 10 febbraio del 2009 quando, casualmente, ci siamo incontrati alla spiaggia di Barra a Salvador de Bahia. Fin dal primo momento, spinti anche dall’ interesse verso quelle notizie che troppo spesso vengono taciute dai Governi o in generale dai media ufficiali, ci siamo trovati in sintonia e abbiamo deciso di intraprendere un lavoro che permettesse di mostrare le condizioni di vita di una parte della popolazione soteropolitana particolarmente svantaggiata: i senza tetto.
In un primo momento avevamo pensato di realizzare un reportage all’interno di una favela “convenzionale” che, nell’immaginario collettivo, è solitamente conosciuta come una baraccopoli costruita con materiali di fortuna quali legno, plastica, cartone ed eternit. Le difficoltà intrinseche nel reperire, per esempio, qualcuno che ci introducesse all’interno di una di queste e la scarsezza di tempo a disposizione per realizzare il reportage con la disponibilità di persone preposte a progetti in tal senso, ci ha mosso verso una delle tante altre realtà alienanti che in Brasile ostacolano il consolidarsi di un ordine sociale equo.
Come primo passo decidemmo di chiamare una responsabile di una ONG locale: Delba Souza dos Santos Silva dell’ ABEAC (Associação Beneficiente Educação Arte e Cidadania), con la quale la ONG italiana APA ha un progetto di cooperazione internazionale in corso…
Delba immediatamente si rese disponibile. Ci fece presente che avremmo potuto verificare con i nostri occhi le modalità di sopravvivenza dei senzatetto di Salvador. La avvisammo che le avremmo sottoposto un questionario appositamente preparato per l’occasione e che inoltre avremmo soprattutto gradito scattare delle foto e registrare qualche video all’interno delle strutture dove avremmo avuto accesso.
Grazie poi alla presidentessa dell’ABEAC, Fernanda Nunes dos Santos, siamo stati accompagnati all’interno di due delle sei strutture che ospitano provvisoriamente i senzatetto sostenuti dalla ONG. Un espediente utile a introdurci nella struttura senza destare particolare curiosità da parte della popolazione è stato quello di portare loro un grosso sacco contenente legumi e del cibo in scatola.
Intervista
1) Quante sono le persone di cui vi occupate?
Non è possibile fornire un numero preciso di persone. La nostra area d’intervento attuale è limitata alla penisola di Itapagipe. Gli edifici di riferimento, dove eseguiamo i nostri programmi di sostegno alla popolazione locale, ricadono territorialmente nei quartieri di Ribeira e della Calçada a Salvador da Bahia. Gli edifici nei quali operiamo sono sei: Edificio Toste, 700 persone circa per 160 famiglie; Edificio Barreto, 1000 persone circa per 170 famiglie; Edificio Leste 1 e Edificio Leste 2 (prospiciente alla ex-stazione ferroviaria della Calçada), 1000 persone circa per 200 famiglie; Edificio Alfred, 1000 persone circa per 190 famiglie (non sostenuto soltanto da ABEAC) e l’Edificio Penha (dietro alla famosa “Sorveteria da Ribeira”), 100 persone circa per 30 famiglie (sostenuto in parte da ABEAC).
2) Quali sono gli obiettivi del Movimento dei Senza Tetto di Salvador (MSTS: Movimento Sem Teto de Salvador)?
L’ obiettivo è strutturare politiche pubbliche e occupazionali per i senzacasa, sostanzialmente svantaggiate e prive di qualsiasi supporto a livello sociale. La loro filosofia, a seguito di una nuova consapevolezza acquisita, è diventata, ed è sintetizzabile, con il motto: “ occupare e resistere”. Il movimento è cominciato a San Paolo nei primi anni ’90 con l’occupazione di edifici pubblici, di ex-fabbriche abbandonate e degli spazi al di sotto dei viadotti delle principali arterie di comunicazione autostradale delle grandi città (per nascondere la povertà dal centro urbano). Tale strategia è riconducibile fondamentalmente alle politiche carliste. Principalmente i siti si ritrovano a ridosso o dentro le vecchie aree industrializzate sorte negli anni ’80. Nel caso dell’edificio Toste si tratta di una vecchia fabbrica abbandonata e successivamente incendiata.
3) Qual è il numero dei minori che fanno parte di questa popolazione?
E molto difficile stabilire il numero esatto dei minori appartenenti a questa realtà. Molti di loro non sono censiti, altri non sono iscritti alle scuole. È inoltre impossibile determinare il numero stesso delle famiglie in quanto già a partire dai 9/10 anni le bambine diventano madri poiché, se non supervisionate a livello socio-educativo, vengono facilmente avviate dagli stessi genitori alla prostituzione. Il turismo pedofiliaco è una delle più gravi piaghe che tuttora affliggono il Brasile. Vengono fatte delle campagne appositamente ed esclusivamente dall’ABEAC per sensibilizzare le famiglie alla registrazione dei nascituri. Il Governo non dimostra alcun tipo d’interesse verso questo tipo di problematiche.
4) Esiste una copertura medica per questa gente?
Nessuna copertura medica è rivolta a questa popolazione e ciò vale anche nel caso di malattie gravi come la tubercolosi. È in corso un momento molto complesso riguardante un maggiore pericolo di contagio derivato da malattie sessualmente trasmissibili. L’unica possibilità in caso d’emergenza è il ricorso alla struttura pubblica esistente già di per sé eccessivamente affollata e carente.
5) Esiste una struttura scolastica?
Esiste una struttura didattica molto precaria non corrispondente al programma standard brasiliano attualmente in corso che non è lontanamente paragonabile al livello europeo. Inoltre i professori guadagnano molto poco per cui anche la qualità ne risente. Un esempio di struttura didattica osservabile negli edifici Toste e Leste 1 rappresenta immediatamente il livello di fondamentale arretratezza riservato a bambini fino ai 10 anni: l’area adibita a scuola è delimitata, nel migliore dei casi, da mattoni e coperture in amianto, mentre, nel peggiore, cartoni e tavole di compensato diventano i muri ai quali vengono affissi i loro disegni. Vengono regolarmente creati spazi appositi per informare adulti e minori dell’esistenza delle scuole al fine di provocare in loro delle reazioni d’interesse. Una leva utile a togliere i minori dalla strada è l’ausilio di programmi che adottano lo sport come mezzo di coinvolgimento e riscatto sociale.
6) Per gli adulti esistono programmi di reinserimento sociale e professionale?
Si, esistono. L’ABEAC sta tentando di far sviluppare delle competenze per permettere loro
di mantenersi e migliorare la propria qualità di vita. Un grave problema che abbiamo riscontrato è la carenza di autostima. Nel caso delle madri, si cerca di agevolarle a ritrovare la propria autostima in modo che in un secondo tempo abbiano gli strumenti necessari all’educazione dei propri figli. Un mezzo utile a questo scopo è stato riscontrato nei corsi di arteterapia, musicoterapia, e biodanza. Un altro esempio che ha mostrato esiti positivi, sia a livello sociale che professionale, si è rivelato essere il recupero dell’artigianato locale conseguente anche l’auto sostentamento personale (es: lavorazione di materiali come gusci di ostriche e di conchiglie per la costruzione di collane e braccialetti).
7) Quali progressi si sono rilevati ?
Un numero significativo di bambini è ritornato a scuola. Molti adolescenti sono riusciti ad inserirsi nel mercato del lavoro. Si è ridotta il tasso percentuale di prostituzione precoce. Anche per quanto riguarda l’inserimento sociale degli adulti si sono ottenuti dei risultati. Sono state create ad esempio delle associazioni che salvaguardano i diritti delle donne. I risultati più evidenti si sono stati comunque raggiunti dalla popolazione che risiede nell’edificio Toste.
8) Quali sforzi ha fatto il Governo?
In relazione agli spazi presi con la forza dai senzatetto, nessuno. Gli edifici, in maggioranza di proprietà del Governo dello Stato di Bahia, sono stati occupati e, in seguito, la popolazione si è rifiutata di abbandonarli anche in presenza delle autorità di polizia che avevano intimato loro l’evacuazione immediata delle strutture. Uno sforzo del Governo è stato quello di aver donato, nel 2008, 40 prefabbricati di dimensioni 5 x 2 metri. Attualmente le previsioni dei programmi governativi destinati all’edilizia popolare sono buie. Un ostacolo che impedisce al Governo di ottemperare ai suoi doveri di Istituzione Rappresentativa nei confronti del proprio impegno sociale è il contrasto esistente tra due enti , appartenenti a partiti politici opposti, perennemente in conflitto tra loro: Stato e Comune.
9) Quante persone contribuiscono al sostegno dei senzatetto?
Diverse persone, a turno, si dividono i compiti nei vari edifici in cui si trova la popolazione. Il sostegno sta continuando a crescere. La gente coinvolta comprende diversi professionisti come ingegneri, avvocati, psicologi, simpatizzanti sia del movimento MSTS che dell’ABEAC.
10) Qual’ è la remunerazione delle persone che sostengono quest’attività?
Nulla. L’unico apporto utile è rappresentato dal volontariato.
11) Quali sono, se esistono, le piaghe che affliggono l’evoluzione sociale di queste persone?
Non esistono delle piaghe che debbano collocarsi unicamente all’interno delle strutture ma concorrono insieme a queste una serie di non meno gravi problematiche riscontrabili anche all’esterno. In questo caso è opportuno quindi parlare di influenze negative a doppio livello: all’interno e all’esterno delle strutture.
All’interno:
- La fatiscenza stessa degli edifici
- Spaccio e consumo di droga: colla, crack, marijuana
- Focolai di malattie generiche
- Prostituzione preadolescenziale
- Tubercolosi
All’esterno:
- incompatibilità sociale
- basso livello di scolarizzazione
- incapacità nella finalizzazione di desideri/obiettivi facilmente raggiungibili
- alienazione sociale rispetto allo stato reale delle cose
L’Edificio Toste è il più organizzato, le famiglie sono più strutturate e i minori vanno a scuola più regolarmente. Ciò dipende dalla gestione della struttura e dal fatto che ad esempio alcune di queste si differenziano per essere talvolta ad un piano e quindi più esposte agli “attacchi” provenienti dall’esterno.
Edificio Toste
...e il suo cortile
Edificio Leste 1
12) Quante persone escono abitualmente dalle strutture per lavorare?
Il 95% della popolazione esce dalla struttura per fare lavori informali. La maggior parte cerca di auto sostentarsi con l’attività di ambulante. I minori sono compresi in questi numeri e spinti dai genitori stessi a fare anch’essi gli ambulanti. La priorità per i bambini è reperire cibo attraverso la commercializzazione dei prodotti venduti: bibite, noccioline, caramelle, cicche, sigarette, gelati. Così facendo comunque si incentiva il mercato nero.
13) Su quali fondi può fare affidamento l’ABEAC?
Non c’è alcun fondo che sostiene le attività dell’ABEAC. L’unica risorsa è il volontariato.
14) Quali sono i bisogni più impellenti?
Alimentazione e copertura medica.
15) Qual’ è l’impatto di queste persone nei confronti della popolazione attigua alle strutture?
Le strutture sono situate in zone molto popolose della città pertanto la gente soffre una marcata discriminazione e quindi, nella maggior parte dei casi, viene evitata e allontanata soprattutto da parte della popolazione immediatamente confinante.
Ulteriori elementi
Attualmente a Salvador sono censiti ufficialmente 56 accampamenti e in tutta la Bahia 115. Non è dato sapere con certezza a quanto ammonti la totale popolazione dei senzatetto. Secondo Delba, nella sola Salvador, una stima cautelativa del numero di queste persone dovrebbe aggirarsi intorno a 500.000.
Le condizioni di vita sono estremamente dure. Quando siamo stati all’interno dell’Edificio Toste ci siamo resi conto che per questa gente gli edifici rappresentano sostanzialmente una copertura sopra la loro testa contro le intemperie. Le singole abitazioni dei residenti sono cubicoli delimitati tra loro da cartone, compensato, lamiera, legno e plastica; le pareti divisorie non arrivavano al soffitto, dei pali in legno fungono da colonne di appoggio dei materiali di fortuna utilizzati e ogni piano ha due bagni a disposizione.
I piani che abbiamo visitato non sono dotati di un impianto di illuminazione sufficiente e i corridoi così come le scale e i pianerottoli sono completamente privi di luce. Le uniche fonti di luce che abbiamo potuto constatare all’interno dell’edificio in questione sono gli allacci abusivi alla palificazione elettrica esterna. L’impianto idraulico è inesistente: al pian terreno una derivazione esterna porta l’acqua ad un locale che funge da lavatoio con tre enormi vasche, al primo piano ci è stato mostrato un rubinetto recentemente allacciato alla preesistente conduttura di fortuna attigua ad uno dei due bagni costruiti rozzamente sul basamento in calcestruzzo.
Dona Maria, un’anziana e cordiale signora, ci ha raccontato che quando abitava nell’Edificio Toste il suo cubicolo si trovava esattamente a ridosso del bagno: tra una delle sue pareti e questo, un corridoio largo una sessantina di centimetri era la distanza intercorrente dal costante fetore che diventava insopportabile tutte le volte che la tubatura si intasava e i liquami putridi invadevano parte del suo pavimento. Al primo piano, prima di andar via, Dona Maria ci ha permesso di entrare in un altro cubicolo molto più piccolo del suo. Dentro quest’ultimo abita una ragazza con quattro figli: le dimensioni del cubicolo sono 3x5 metri. Un nauseante puzzo invadeva il tugurio tanto che ci chiedemmo cosa fosse e da che parte provenisse. Dona Maria ci spiegò che a causa della presenza di ratti la popolazione dell’edificio è solita difendersi spargendo del veleno. Fu così che venne scoperto che uno di questi ratti era morto e si trovò soltanto alcuni giorni dopo tra gli strati di compensato e cartone che delimitano un cubicolo dall’altro in stato di putrefazione.
Dona Maria
In sintesi, nel vivace racconto del video, si evincono altri particolari atti a delineare una miglior comprensione delle azioni compiute dal Movimento dei Sem Teto di Salvador:
- Quando la gente stava arrivando in prossimità dell’edificio la polizia arrivò con l’ intento di disperdere la folla dissidente
- Ci fu una resistenza da parte dei contestatori , la polizia non desistette e venne raggiunto un compromesso per il quale la stessa scortò la folla fino all’ interno dell’edificio
- Una volta preso possesso dell’Edificio Toste l’immondizia, gli scarti e la roba vecchia abbandonata invadevano i piani così che la gente si organizzò per pulire e Dona Maria venne nominata coordinatrice per questa mansione . Inizialmente la gente si adattò a dormire per terra
- Successivamente Jhones Bastos leader dell’ MSTS gestì la suddivisione degli spazi assegnando una determinata superficie per ogni nucleo familiare o gruppo di persone.
- Ad oggi perdura un compromesso ufficioso, non scritto, secondo il quale convenientemente per il Governo alla popolazione è permesso risiedere all’interno della struttura in questione.
- Quando la gente stava arrivando in prossimità dell’edificio la polizia arrivò con l’ intento di disperdere la folla dissidente
- Ci fu una resistenza da parte dei contestatori , la polizia non desistette e venne raggiunto un compromesso per il quale la stessa scortò la folla fino all’ interno dell’edificio
- Una volta preso possesso dell’Edificio Toste l’immondizia, gli scarti e la roba vecchia abbandonata invadevano i piani così che la gente si organizzò per pulire e Dona Maria venne nominata coordinatrice per questa mansione . Inizialmente la gente si adattò a dormire per terra
- Successivamente Jhones Bastos leader dell’ MSTS gestì la suddivisione degli spazi assegnando una determinata superficie per ogni nucleo familiare o gruppo di persone.
- Ad oggi perdura un compromesso ufficioso, non scritto, secondo il quale convenientemente per il Governo alla popolazione è permesso risiedere all’interno della struttura in questione.
Conclusione
È noto che molti italiani approfittano di questo stato di necessità della popolazione locale per soddisfare i propri istinti sessuali. Non solo la prostituzione e la droga sembrano essere ancora i vizi che vanno per la maggiore, ma la pedofilia sembra uno tra gli interessi prediletti da certi turisti a tal punto che se qualcuno si aggirasse per il quartiere turistico di Barra potrebbe ascoltare disinvolti ed espliciti racconti di storie sentimentali e prestazioni sessuali con bambini adolescenti e pre-adolescenti.
Tutto quanto raccontato finora probabilmente è poco piacevole da leggere e per questo motivo, in tutta la vicenda, abbiamo lasciato proprio per ultimo la rappresentazione dell’unica, vera e reale speranza di questa gente: i bambini.
Per cui, meglio di mille parole, pubblichiamo un video che rappresenta la giocosità e la spontaneità dei bambini che abbiamo conosciuto e la loro eccezionale capacità di improvvisazione.
Tutto quanto raccontato finora probabilmente è poco piacevole da leggere e per questo motivo, in tutta la vicenda, abbiamo lasciato proprio per ultimo la rappresentazione dell’unica, vera e reale speranza di questa gente: i bambini.
Per cui, meglio di mille parole, pubblichiamo un video che rappresenta la giocosità e la spontaneità dei bambini che abbiamo conosciuto e la loro eccezionale capacità di improvvisazione.
I bambini
lunedì 15 dicembre 2008
venerdì 10 ottobre 2008
Il giallo del Trasimeno
Un mio amico giornalista mi ha fornito la sua ricostruzione dei fatti relativi all’omicidio Narducci:
Il “giallo” del Trasimeno intorno alla scomparsa del dottor Narducci
di F. Pantaleone Vinci
Il “giallo” del Trasimeno intorno alla scomparsa del dottor Narducci
di F. Pantaleone Vinci
Il “giallo” del Lago Trasimeno, vale a dire la morte misteriosa nelle acque del lago del dottor Francesco Narducci, gastroenterologo al Policlinico di Monteluce a Perugia, è ormai da molti anni oggetto di interesse dell’opinione pubblica, dei giornali e delle televisioni. E’ incerta la causa del decesso e altrettanto incerti i collegamenti che ipotizzano gli inquirenti tra la morte del medico perugino ed i delitti del mostro di Firenze. Ancora non si sa se il professionista sia stato ucciso, come pensano gli investigatori, perché in qualche modo coinvolto nelle indagini sui “compagni di merende”o si sia suicidato, dopo aver ingerito meperidina.
Qui non s’intende sposare né l’ipotesi degli investigatori, che pensano all’omicidio, anche se in tanti anni di indagini non sono stati in grado di trovare le prove a sostegno della loro ipotesi investigativa, né avallare la tesi della famiglia che ipotizza, invece, una disgrazia o, in subordine, un suicidio.
Rivediamo dall’inizio, sia pure sinteticamente, i fotogrammi del mistero del lago.
Nella tarda mattinata dell’8 ottobre del 1985, calda e gradevole giornata autunnale, squilla il telefono di Peppino Trovati, gestore, a San Feliciano, di una delle più attrezzate darsene del Trasimeno. E’ il dottor Narducci che chiede di sapere se la sua imbarcazione, un motoscafo di medie dimensioni, è ancora in acqua, perché è già autunno e Peppino, da sempre, terminata l’estate, fa il rimessaggio e molte barche le trasporta in un capannone. Al telefono risponde la moglie, Giuseppina, che s’informa dal marito, il quale risponde che la barca, per puro caso, è ancora in acqua, nella darsena.
La richiesta del dottor Narducci stupisce un po’ perché in tutta la stagione estiva, il medico non aveva mai preso il motoscafo ed è cosa assai strana che si sia ricordato quando è già autunno. E’ una riflessione fatta a posteriori, naturalmente, perché in quel momento, Peppino, persona estremamente corretta e riservata, non ha fatto considerazioni o commenti. E così, verso le 15,30, Francesco Narducci, con la moto, da solo, arriva alla darsena di San Feliciano. Indossa pantaloni lunghi e un giubbino di pelle. Parcheggia e sale sulla barca. Peppino ha solo il tempo di dirgli se ha bisogno di carburante, considerando che la barca è stata ferma per molto tempo, ma il medico risponde che non ha intenzione di andare molto lontano, vuole prendere soltanto un po’ di sole, lì vicino. Da questo momento si perdono le tracce del dottor Narducci. Ha fatto salire a bordo qualcuno? La cosa sarebbe possibile perché a sinistra della darsena, a circa cento metri, c’è il pontile di San Feliciano, e a destra, un po’ più lontano, c’è il pontile di Monte del Lago. In entrambi i pontili però ci sono spesso dei pescatori che osservano tutto ed ai quali difficilmente sarebbe sfuggita un’operazione di questo tipo, considerando che si era ormai fuori stagione.
Ha avuto un incontro con qualcuno al largo, a bordo di un’altra imbarcazione o all’isola Polvese, che è proprio di fronte, a circa mezzo miglio dalla darsena di Trovati?
In teoria sarebbe tutto possibile. Solo che la persona che lo attendeva doveva essere stata informata per tempo e doveva essere andata appositamente al lago, ad ottobre non ci sono tanti che vanno a prendere il sole. Le variabili possono essere tante, anche per avvalorare l’ipotesi dell’omicidio, ma l’assassino deve essere stato qualcuno che ha architettato e poi commesso il delitto in poche ore, il tempo intercorso tra la telefonata fatta a Trovati, probabilmente dalla clinica medica del Policlinico di Perugia, dove si trovava quel giorno il dottor Narducci, al momento dell’omicidio. Troppo poco tempo per organizzare e commettere un delitto. Non solo, l’assassino (o gli assassini) doveva avere un’imbarcazione disponibile e doveva essere di corporatura robusta perché Narducci era, a 36 anni, nel pieno del suo vigore fisico, un uomo aitante e muscoloso, e ci sarà voluta molta forza per ucciderlo, se la morte, secondo quanto hanno ipotizzato i medici che hanno eseguito l’autopsia soltanto nel 2002 (dopo 17 anni!) quando è stata aperta l’inchiesta, è (sarebbe) avvenuta per “asfissia meccanica violenta prodotta da costrizione del collo”.
Intanto Peppino, al calar delle tenebre, vede che c’è ancora la moto di Narducci parcheggiata, senza che del medico ci siano notizie, allora, giustamente preoccupato, chiama la famiglia. Si precipita alla darsena il fratello dello scomparso, Pier Luca, anche lui medico, ginecologo, che dà l’allarme e le forze dell’ordine cominciano le ricerche, aiutati da alcuni volontari. Si trova quasi subito la barca, la vede, intorno alle 22, tra le cannine, nella parte nord-ovest dell’Isola Polvese, Ugo Mancinelli, un noto commerciante del luogo, ma del medico nessuna traccia, finché cinque giorni dopo alcuni pescatori, i cugini Baiocco, rinvengono, vicino a Sant’ Arcangelo, il corpo del medico. Con l’aiuto di Aristide Baldassarre, un altro pescatore di Sant’Arcangelo, i carabinieri recuperano il cadavere e lo adagiano sul pontile, coperto con l’impermeabile dello stesso Baldassarre. I pescatori hanno raccontato di aver visto il cadavere leggermente gonfio, completamente vestito, con il giubbino di pelle ancora abbottonato. Quest’ultimo particolare non appare affatto secondario perché una persona che viene strangolata qualche movimento brusco, nel tentativo di divincolarsi lo deve pur fare ed il giubbino, come minimo, si sarebbe sbottonato. Ma ci sono dei dubbi (da parte degli investigatori) sulla vera identità della salma recuperata.
Tutti quelli che l’ hanno vista hanno detto che si trattava, senza ombra di dubbio, di Francesco Narducci. Come facevano a saperlo? E’ possibile che abbiano visto la foto sui giornali ed in televisione nei giorni successivi alla scomparsa, ma alcuni di loro lo conoscevano personalmente, come i Baiocco che l’hanno scoperto in acqua. E poi lo hanno riconosciuto anche il fratello ed il padre. La salma poi viene trasportata nella villa della famiglia a San Feliciano dove, il giorno della scomparsa, il guardiano ha riferito agli inquirenti di aver visto sul tavolo, bene in vista, un foglietto. Un messaggio lasciato dal dottore? Di questo biglietto non si sa nulla, non è stato mai trovato. In quella villa viene fatta - secondo l’ipotesi accusatoria - un’ altra operazione: si sostituisce il cadavere appena pescato, con quello di Narducci , ucciso per strangolamento. Questo perché quello ripescato - sostengono sempre gli inquirenti - non è il corpo di Narducci. Tutti si sono sbagliati, anzi, peggio, hanno detto il falso, perché tutti erano d’accordo per “depistare le indagini”. Questo pensa il magistrato inquirente di Perugia, Giuliano Mignini che segue il filone umbro dell’inchiesta più ampia, sul mostro di Firenze, seguita, nel capoluogo toscano, dal pm Paolo Canessa con il comandante della squadra antimostro della Polizia, Michele Giuttari. Da qui gli avvisi di garanzia: con i familiari di Francesco Narducci, il padre Ugo ed il fratello Pier Luca, sono indagati l’avvocato della famiglia, Alfredo Brizioli, l’ex questore Francesco Trio, l’ex comandante dei carabinieri colonnello Francesco Di Carlo nonché, la dottoressa che quel giorno firmò il certificato di morte, Donatella Seppoloni.
Sono state perquisite le loro abitazioni perché - per l’accusa - fanno tutti parte di “un’associazione a delinquere finalizzata al vilipendio, alla distruzione e all’occultamento di cadavere”. E’ l’ultimo colpo di scena dell’inchiesta perugina. Per tre degli indagati: l’avvocato Brizioli (secondo l’accusa ci sarebbe stato anche, da parte dell’avvocato, un intervento subacqueo nel lago, con muta e pinne, il giorno dopo la scomparsa del medico), l’ex questore Trio e l’ex comandate dei carabinieri di Perugia, Di Carlo, il pm ha chiesto al gip, addirittura l’arresto, che non è stato concesso, ma Mignini ha ripresentato la sua richiesta al Tribunale del riesame, che poi ha deciso di sì solo per l’avvocato Brizioli.
Il magistrato inquirente è fortemente convinto - lo si vede anche dalla tenacia con cui ha condotto le complesse indagini - di un’ipotesi agghiacciante e cioè che tutta l’attività di depistaggio, che avrebbe anche portato alla sostituzione della salma, è dovuta al fatto che Ugo Narducci, il padre del medico morto, era a conoscenza del coinvolgimento del figlio nelle indagini della Procura di Firenze sul mostro e sugli otto duplici delitti legati a quella losca faccenda dei “compagni di merende”, nella quale - si ricorderà - sono stati a vario titolo coinvolti Pietro Pacciani (morto nel ’98, in attesa di processo), Giancarlo Lotti (condannato a 26 anni e deceduto nel 2002) e Mario Vanni (condannato all’ergastolo). Ma questi, secondo quanto sostengono sia il procuratore di Firenze che quello di Perugia, potrebbero essere soltanto gli esecutori, i mandanti dei delitti, che avvennero dal 21 agosto del 1968 al 9 settembre del 1985 (l’ultimo un mese prima della morte di Narducci) sarebbero invece altri, tra cui appunto - sempre secondo gli investigatori - Francesco Narducci e un farmacista di San Casciano, di 63 anni, Francesco Calamandrei. Quest’ultimo, però, è stato processato recentemente ed assolto in primo grado.
Per l’accusa, gli omicidi venivano fatti per poi tagliare con “precisione chirurgica”, probabilmente con un bisturi, il pube delle ragazze e offrirlo a Satana durante le messe nere.
Per questo, per allontanare queste terribili ombre sulla vita segreta del figlio e non coinvolgere la sua famiglia in questa catena di sangue, gli investigatori ritengono che il dottor Ugo Narducci, abbia cercato in tutti i modi di far passare come suicidio quello che invece suicidio non era, e di evitare l’autopsia, contando sul questore Trio, suo carissimo amico, nonché sulle altre amicizie influenti di cui poteva godere, comprese le affiliazioni massoniche.
La salma, dal pontile di Sant’Arcangelo, viene trasportata nella villa, che la famiglia Narducci aveva a San Feliciano, e lì avviene anche lo scambio delle salme. Quella ripescata è di un metro e 72 centimetri mentre Narducci era alto un metro e 80 centimetri. Forti pressioni, per nascondere la verità, ci sarebbero state anche nei confronti di alcuni investigatori. Secondo quanto scrive il dottor Mignini “gli agenti Valerio Pasquini ed Emilia Cataluffi, appartenenti a diversi organi di polizia, dovettero interrompere le indagini per ordini superiori e un ispettore non venne creduto quando riferì il modo in cui si è consumato l’omicidio, per incaprettamento “. L’incaprettamento (per chi non lo sapesse) è un metodo barbaro di uccidere una persona, legandogli i polsi e le caviglie dietro la schiena e facendo passare al tempo stesso la corda intorno al collo, cosicché la vittima, nel tentativo di divincolarsi, si strangola da sola.
Un pescatore di Monte del Lago, uno dei tanti interrogati, pare che abbia riferito proprio questo macabro particolare: di aver visto il dottor Francesco Narducci, il giorno dopo la sua scomparsa, incaprettato sulla spiaggia dell’isola Polvese, che, come abbiamo già detto, dista appena mezzo miglio dalla darsena di Peppino Trovati, da dove era partito, con il suo motoscafo, Francesco Narducci . Ma è compatibile la testimonianza di quest’ultimo pescatore con il corpo ripescato nel lago? Anche perché sarebbe da chiedergli perché non informò subito i carabinieri. Come si vede una storia molto ingarbugliata che rimarrà per sempre un “giallo” .
Il dottor Giuliano Mignini, il pm di Perugia, d’altronde, convinto di trovarsi davanti ad un omicidio, ha lavorato per molti anni, con determinato e scrupoloso impegno a questa ipotesi investigativa, senza però trovare i riscontri e le prove per sostenere l’accusa davanti ai giudici di una Corte d’Assise e così è stato costretto a desistere.
Intanto ai delitti del mostro di Firenze si è appassionato anche Tom Cruise che ha deciso di fare un film, tratto dal romanzo sul mostro, best seller negli Stati Uniti, scritto da Douglas Preston e Mario Spezi, quest’ultimo giornalista de La Nazione, anche lui indagato a Perugia, in carcere per 23 giorni su richiesta di Mignini per “depistaggio delle indagini”.
giovedì 9 ottobre 2008
Intervista a Michael Hess
L’intervista di Michael Hess dell’11 settembre 2001: prova che il NIST ha mentito riguardo a quando lui e Barry Jennings vennero soccorsi
Di David Ray Griffin
http://www.wanttoknow.info/008/hessjenningswtc7explosiontvbroadcast
Di David Ray Griffin
http://www.wanttoknow.info/008/hessjenningswtc7explosiontvbroadcast
Subito dopo il primo impatto al World Trade Center, accorso la mattina dell’11 settembre alle 8:46, Michael Hess, consulente legale di New York City, e Barry Jennings, Vice Direttore del dipartimento di servizi di soccorso della New York City Housing Autority, raggiunsero l'OEM EOC (Office of Emergency Management’s Emergency Operating Center), situato al piano 23° del WTC7, dove supponevano che il sindaco Rudy Giuliani si dovesse trovare. Ma quando Hess e Jennings arrivarono, il luogo era vuoto. Jennings allora telefonò qualcuno per chiedere che cosa avrebbero dovuto fare e gli venne detto che sarebbero dovuti andare via immediatamente. Trovando gli ascensori non funzionanti, cominciarono a discendere le scale. Quando raggiunsero il piano 6°, comunque, ci fu una potente esplosione sotto di loro, che, Jennings raccontò agli autori di “Loose Change Final Cut”, [1] aveva causato il cedimento del piano su cui si trovavano. Facendo il loro ritorno al piano 8°, riuscirono a rompere una finestra per chiedere aiuto. Hess più successivamente ha segnalato: “Eravamo intrappolati al piano 8° con fumo, spesso fumo, interamente intorno noi, per circa un ora e mezza [prima] che il corpo dei vigili del fuoco di New York… venne per salvarci.„ [2]
Hess ha rilasciato questa dichiarazione mentre era intervistato da Frank Ucciardo di UPN 9 News “sulla Broadway ad un isolato circa dalla City Hall,” a quasi mezzo miglio dal WTC 7. Questa intervista è iniziata prima di mezzogiorno, molto probabilmente alle 11:34. La conclusione che è iniziata alle 11:34 è basata sull’evidenza derivante da un DVD contenente programmi dell’ UPN 9 di quella mattina, nel quale l'intervista di Hess comincia con il segno del minuto 57. Secondo una nota sul DVD in se, il relativo video è iniziato alle 10:37, il che significherebbe che l'intervista di Hess è iniziata alle 11:34. È possibile, tuttavia, che il video potrebbe realmente essersi avviato alle 11:00. Al contrassegno del minuto 111, il programma dell’UPN 9 si sposta su di una copertura “live” della CNN di una conferenza dei Talibani e l'unico riferimento che abbiamo potuto trovare a questo passaggio indica che è cominciato alle 12:51. [3] Ciò significherebbe che il video è iniziato alle 11:00 e l'intervista di Hess, quindi, alle 11:57. Tuttavia, se il tempo di avviamento sia corretto più ritardato o anticipato, l’UPN 9 News ha iniziato ad intervistare Michael Hess prima di mezzogiorno.
Tuttavia, il NIST, “National Institute of Standards and Technology”, che è stato incaricato di fornire la spiegazione ufficiale del crollo delle torri gemelle e del WTC 7, ha sostenuto che i due uomini sono stati salvati tra le 12:10 e le 12:15 PM.[4] Perché avrebbe assunto queste posizioni il NIST? Il motivo diventa evidente nella dichiarazione di un altro documento del NIST riguardante Hess e Jennings, che comincia:
“"Con il crollo delle due torri, un impiegato di New York City e una persona del personale dell’edifico del WTC 7 sono stato intrappolati all'interno di WTC 7. I due erano andati al centro operativo dell'OEM al piano 23° senza trovarvi nessuno. Come entrarono in un ascensore per scendere, le luci all'interno di WTC 7 ebbero degli scatti come WTC2 crollò. A questo punto, l'elevatore che stavano tentando di usare smise di funzionare, in modo da discendere per le scale.”” [5]
Secondo il NIST, quindi, Hess e Jennings, individuando il centro dell’OEM deserto, iniziarono a discendere subito dopo il 9:59, quando la seconda torre collassò. Era stato questo crollo, suggerisce il NIST, che fù responsabile del mancato funzionamento dell’ascensore.
Come abbiamo visto prima, tuttavia, Jennings ha detto che arrivarono al centro dell'OEM poco tempo dopo l’impatto alla torre nord, quindi intorno alle 9:00. Ha aggiunto, infatti, che ha dovuto essere al 23° piano “quando il secondo aereo ha colpito„ (che era alle 9:03[“when the second plane hit”]). [6] Oltre a contraddire la testimonianza di Jennings su quel punto, il resoconto del NIST ha continuato a dire:
"Quando raggiunsero il piano 6°, WTC 1 [la torre nord] crollò, le luci saltarono nella scala, gli spruzzatori [sprinklers] funzionarono brevemente e la scala si riempì di fumo e di residui. I due uomini ritornarono al piano 8° rompendo una finestra per chiedere aiuto." [7]
Secondo il NIST, quindi, ciò che Hess e Jennings hanno scambiato essere un'esplosione in WTC 7 era semplicemente [really just] un effetto del crollo della torre nord. Quel crollo si è presentato alle 10:28. Di conseguenza, se i due uomini allora sono stati bloccati per circa 90 minuti prima che fossero salvati, questo salvataggio sarebbe dovuto avvenire a mezzogiorno circa --- quindi l’assunto del NIST secondo cui sarebbero stati salvati “tra le 12:10 e le 12:15 PM.”
La cronologia del NIST è chiaramente incoerente. Sostenendo che Hess e Jennings iniziarono a discendere le scale dopo il malfunzionamento dell’ascensore a seguito del crollo della torre sud, il NIST implica che per discendere dal piano 23° al 6°, abbia richiesto loro 29 minuti---dal 9:59 al 10:28---.
La cronologia del NIST inoltre è direttamente contraddetta dalla testimonianza di Jennings, che riporta: “Dopo aver raggiunto il piano 8° tutto era buio. [B] le costruzioni ancora erano in piedi. Poiché ho osservato… da una parte, osservato dall’altra… entrambe le costruzioni erano ancora in piedi” [8]
La prova più forte contro la cronologia del NIST, tuttavia, è l’intervista di Hess all’ UPN 9 News. I difensori della “versione ufficiale”, secondo cui non c’erano esplosioni in WTC 7, vorrebbero sfidare la verità della testimonianza di Jennings. Ma se Hess stava rilasciando un'intervista quasi un miglio mezzo di distanza prima di mezzogiorno, la cronologia del NIST, secondo cui i due uomini non sono stati salvati fino a dopo mezzogiorno, è confutata obiettivamente. Questo è il caso sia se accettiamo l’orario delle 11:34 o quello delle 11:57 come incipit di questa intervista.
Dato il fatto che l'intervista si è effettuata a quasi mezzo miglio di distanza dal WTC, probabilmente avrebbe richiesto a Hess almeno una mezz’ora per arrivare dopo che venne salvato (certamente avrebbe comunicato con pompieri ed altri funzionari circa l’ardua prova prima del salvataggio). Così se l'intervista fosse cominciata alle 11:34, lui e Jennings sarebbero stati salvati prima delle 11:05. Se l'intervista fosse cominciata alle 11:57, sarebbero stati salvati prima delle 11:30. (Nota: Griffin qui non lo riporta ma Jennings, allorchè venne salvato, non riusciva a camminare tanto che il soccorritore lo spronò ad allontanarsi in qualsiasi modo rapidamente in quanto erano state rilevate esplosioni all’interno dell’edificio…)
In ogni caso, la spiegazione del NIST, per l'evento cui Hess e Jennings hanno assistito essere un'esplosione voluminosa in WTC 7, è confutata. Se i due uomini siano stati salvati prima delle 11:05 dopo essere rimasti bloccati, poichè Hess ha detto, per circa 90 minuti, l'evento deve accadere prima delle 9:35. Anche se non fossero stati salvati fino alle 11:30, l'evento deve accadere almeno dalle 10:00. Nell’uno o nell’altro caso, l'evento non potrebbe essere il crollo della torre nord, che non è accorso fino alle 10:28.
Ciò detto, sostengo i tempi più in anticipo ---11: 34 per l’inizio dell'intervista di Hess, delle 11:05 o più presto per il salvataggio e le 9:35 o più presto per l'esplosione---per tre motivi. In primo luogo, la nota sul DVD dice che il video è iniziato alle 11:34. In secondo luogo, il resoconto da parte di Hess e Jennings suggerisce che abbiano raggiunto il piano 6°, in cui il pavimento ha ceduto sotto di loro, alle 9:15 circa. In terzo luogo, mentre i tempi ritardati suggerirebbero che questo evento si presentasse intorno alle 10:00, Jennings ha dichiarato, come abbiamo visto, che dopo che l'esplosione accadde e lui ed Hess ritornarono al piano 8°, la torre sud, che è crollata alla 9:59, ancora era in piedi.
Come ho precisato “The New Pearl Harbor Revisited”, uno speciale della BBC sul WTC 7 andato in onda il 6 luglio 2008 (“The Conspiracy Files: 9/11--La terza torre"), la testimonianza di Jennings è stata distorta. Anche se evidentemente [Barry Jennings] ha raccontato all'intervistatore della BBC la stessa storia che prima aveva raccontato agli autori di “Loose Change – Final Cut”, la BBC ha disposto la sua testimonianza all'interno della cronologia suggerita dal NIST. Così, dopo l’aver girato il video in cui Jennings ha descritto un'esplosione voluminosa in WTC 7 (probabilmente avvenuta alle 9:15 circa), la BBC dice: “Alle 10:28, la torre nord collassa… La torre 7 viene colpita direttamente… La prova iniziale degli esplosivi erano semplicemente i residui di un grattacielo in caduta.” [9]
Tuttavia, Jennings non sarà fisicamente [apparently] a disposizione per correggere tali affermazioni. Jennings, 53 anni, è morto evidentemente nell'agosto 2008, soltanto alcuni giorni prima che il NIST ha pubblicato il relativo rapporto sul WTC7. [10]
In ogni caso, l’intervista di Hess dell’UPN 9 News, è pubblicamente disponibile. Grazie a Dylan Avery, che ha fatto una copia di questa disponibile, e Fred Burks, che l’ha pubblicata su “The Transformation Team”.
NOTES
[1] questa intervista non è inclusa in “Loose Change Final Cut” come da richiesta di Jennings, che dopo che morì, disse, che ricevette pressioni per il suo lavoro. Ma dopo che Jennings partecipò al documentario della BBC sul WTC 7 (“The Conspiracy Files: 9/11--The Third Tower”), Dylan Avery, che condusse l’intervista, la mise su Internet: “Barry Jennings Uncut,” Loose Change 911, luglio 9, 2008 (http://www.loosechange911.com/blog/?p=105). Il termine “uncut” in quel titolo allude al fatto che estratti di questa intervista erano già disponibili perché postati su internet. L’intervista è anche inclusa nel video “Fabled Enemies”, prodotto da Jason Bermas, un altro membro del “Loose Change team”.
[2] per la documentazione delle informazioni di cui è provvisto l’articolo, vedi Capitolo 1 del libro di David Ray Griffin, The New Pearl Harbor Revisited: 9/11, the Cover-Up, and the Exposé (Northampton: Olive Branch, 2008), 45-48.
[3] Michael Ventura, “9/11: American Ungoverned” (http://www.austinchronicle.com/gyrobase/Issue/column?oid=oid%3A83213).
[4] NIST, Appendix L: Interim Report on WTC 7 (http://wtc.nist.gov/progress_report_june04/appendixl.pdf), L-18. Nessuna fonte citata per quest’affermazione.
[5] NIST NCSTAR 1-8, Federal Building and Fire Safety Investigation of the World Trade Center Disaster: The Emergency Response Operations (http://wtc.nist.gov/NISTNCSTAR1-8.pdf), Section 5.9.
[6] Ripresa da Griffin, The New Pearl Harbor Revisited, 46.
[7] NIST NCSTAR 1-8: Section 5.9
[8] Quoted in Griffin, The New Pearl Harbor Revisited, 46.
[9] Ibid., 276-77 n184.
[10] Aaron Dykes, “Key Witness to WTC 7 Explosions Dead at 53,” Infowars.com, September 16, 2008 (http://www.infowars.com/?p=4602).
Etichette:
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traduzione,
upn9 news,
wtc7
mercoledì 8 ottobre 2008
Risposta al NIST
Traduzione effettuata a cura di 6 utenti del sito www.luogocomune.net dell'articolo:
[SHM]
15 settembre 2008
Re: Commenti pubblici sui prospetti dei rapporti riguardanti WTC7
Caro Mr. Cauffman,
Scrivo a nome di un gruppo di scienziati, studenti, ingegneri e professionisti di costruzioni dedicatisi alla ricerca scientifica riguardante la distruzione di tutti e tre gli edifici (WTC1 WTC2 WTC7) l’11 settembre 2001. Abbiamo esaminato i prospetti dei rapporti recentemente rilasciati dal NIST che pretendono di spiegare il crollo dell’edificio WTC 7 (collettivamente qui sotto riferito a come “il rapporto"). Abbiamo trovato molte parti che devono essere modificate e riesaminate dal personale del NIST prima che venga rilasciata una relazione finale su questa materia. Abbiamo fornito i nostri nomi ed affiliazioni alla fine di questo documento, in conformità alla guida di riferimento per la presentazione delle osservazioni promulgate dal NIST a (http://wtc.nist.gov/media/comments2008.html)
All’inizio, avremmo voluto richiamare l’attenzione verso il fatto che richiedessimo una ragionevole estensione di tempo affinché il pubblico potesse inviare le proprie osservazioni. Dato la progressione con cui stavamo trovando dichiarazioni errate o contraddittorie nel rapporto, probabilmente avremmo riscontrato che, in molte altre parti, il NIST deve riesaminarlo, prima della pubblicazione della relazione finale. Come abbiamo precisato nella nostra corrispondenza originale chiedendovi l'estensione [di tempo], la scadenza originale di tre settimane era completamente irragionevole. In primo luogo, ha richiesto al NIST più di tre anni per compilare questo rapporto di più di 1000 pagine. Perché, allora, ai membri del pubblico sono state concesse soltanto tre settimane per commentare? Inoltre, il NIST conta dieci autori e dozzine di persone a contratto impiegate e occupate, che nella ricerca triennale renderebbero in qualche modo una prossimità di 200.000 ore di lavoro. Come ha fatto il NIST ad aspettarsi dai membri del pubblico un incontro o persino un avvicinamento, alla dispersione di lavoro del NIST, in tre settimane? Questo primo motivo da solo era sufficiente per autorizzare un'estensione significativa della scadenza per il commento pubblico.
Secondo, nella pagina delle FAQ del NIST (http://www.nist.gov/public_affairs/factsheet/wtc_qa_082108.html),
il NIST ha tentato di confutare molti dei punti che i membri del nostro gruppo ed altri, hanno questionato per quanto riguarda la distruzione di WTC 7. Tuttavia, il NIST non ha fornito alcuni riferimenti, alle sezioni del rapporto, che sostengono le relative confutazioni presunte. Come può essere, quindi, in grado, un membro del pubblico, di verificare la confutazione del NIST senza la lettura dell'intero rapporto di oltre 1000 pagine? Le nostre osservazioni sono dirette verso molte delle zone indirizzate nella pagina di "Domande e risposte" (FAQ) e, senza citazioni direttamente al rapporto in se, è stato estremamente difficoltoso e ha richiesto un dispendio di tempo per noi verificare se le nostre critiche principali della teoria del NIST del crollo sono state soddisfatte adeguatamente nel rapporto. Ciò è particolarmente vero alla luce del fatto che quest’ultimo prospetto del rapporto è la terza differente storia che il NIST ha fornito.
La vostra risposta alla nostra richiesta era distante, basata soprattutto sulla vostra credenza che un periodo di sei settimane di commento sul rapporto del NIST delle 10.000 pagine pubblicato per le torri gemelle era ragionevole. Inoltre non avete visto nessun problema nel fallimento del NIST di fornire alcun riferimento in relazione alla stessa pagina di domande e risposte al rapporto delle 1000 pagine, soddisfatto apparentemente con il NIST che commette l'errore logico di appello all'autorità. Come evidentemente appare ora che la vostra posizione in questa materia può essere vista niente di meno che come un tentativo intenzionale di bloccare la capacità del pubblico di esaminare e commentare il lavoro del NIST in quest’area estremamente importante della ricerca.
Tuttavia, siamo riusciti a impiegare un certo tempo per la lettura e l’analisi del rapporto e abbiamo trovato già numerosi problemi che insidiano severamente la relativa veridicità ed adeguatezza. Le nostre osservazioni sul rapporto sono dettagliate sotto. Si noti che abbiamo declinato l'invito del NIST a commentare soltanto il resoconto sommario, NCSTAR 1A. Queste osservazioni sono tutte per quanto riguarda il documento più dettagliato del NCSTAR 1-9. Naturalmente, una volta che NCSTAR 1-9 è modificato secondo queste osservazioni, il resoconto sommario NCSTAR 1A dovrà pure essere modificato.
Sulla base delle nostre osservazioni qui sotto, risulta immediatamente evidente che la spiegazione di crollo del NIST conta solamente sui modelli elaborati da calcolatori estremamente sospetti. Ancora, ad ogni giuntura dove al NIST è stata data l'occasione d’inserire i dati di input in ogni modello successivo, il NIST ha scelto di usare quegli input che causerebbero le più alte temperature e la maggior parte della quantità di danno strutturale. Di conseguenza, i mittenti di questi commenti con ciò chiedono al NIST di rilasciare pubblicamente i relativi modelli e dati di modellistica in uso così da potere inoltre provare più ragionevolmente, i membri della comunità scientifica, i presupposti provocanti il crollo globale della struttura. Dopo tutto, un'ipotesi scientifica non può ampiamente essere accettata a meno che sia ripetibile da altri.
[b]Capitolo 9: simulazione incendi[/b]
Contraddizioni tra le simulazioni d’incendio al piano 12° e altre evidenze
La figura 9-11 da NCSTAR 1-9 (pagina 383) descrive le temperature superiori degli strati d'aria della simulazione d’incendio al 12° piano. Come si può riscontrare, incendi rilevanti sono presenti attraverso almeno la metà del fronte nord della costruzione alle 5:00 pm.
Questa parte della simulazione d’incendio presenta due problemi. In primo luogo, contraddice un rapporto iniziale pubblicato dal NIST per quanto riguarda i fuochi al 12° piano. In secondo luogo, contraddice la propria evidenza fotografica, del NIST, sull'attività dell’incendio al 12° piano.
L'appendice L, del giugno 2004, “relazione sullo stato di avanzamento del NIST sulla costruzione e le indagini federali di protezione antincendio del World Trade Center„ del NIST contiene la “relazione provvisoria su WTC 7” (vedi: http://wtc.nist.gov/progress_report_june04/appendixl.pdf). Alla pagina L-26 di questo rapporto provvisorio, il NIST afferma che “intorno alle 4:45, una fotografia mostra incendi ai piani 7-8-9 e 11 vicino alla metà della facciata Nord; il piano 12° aveva smesso di bruciare da quel momento.
MOTIVO DEL COMMENTO: Il contrasto fra l'asserzione anteriore del NIST che il 12° piano aveva smesso di bruciare alle 4:45 pm, e l’attuale modello elaborato al computer del NIST, che mostra un inferno infuriante alle 5:00 pm, non potrebbe essere più apparente. Questa discrepanza mette in dubbio la veridicità del rapporto.
REVISIONE SUGGERITA: questa discrepanza deve essere riconosciuta ed essere spiegata nel rapporto. Inoltre, le prove fotografiche o altre visibili del NIST contano sul fatto che, nella relativa dichiarazione dell'appendice L, il 12° piano aveva smesso di bruciare alle 4:45 pm devono essere incluse nella versione definitiva del relativo rapporto.
COMMENTO: Per sostenere l'asserzione del NIST che fosse effettivamente presente un incendio al 12° piano alle 5:00 pm, il NIST ha fornito una singola fotografia “da una fonte sconosciuta” (figura 5-152, NCSTAR 1-9, P. 237), che presumibilmente è stata presa intorno alle 5:00 pm e mostra il fuoco nelle due finestre comprese nell'angolo di nord-ovest. Il NIST afferma di aver determinato che questa fotografia è stata scattata approssimativamente al 5:00 pm, con un margine di errore di “almeno 10 minuti”, usando l'analisi dell'ombra.
MOTIVO PER IL COMMENTO: Troviamo improbabile che il NIST possa valutare l’orario della fotografia presa dalla “fonte sconosciuta”, nella figura 5-152, con tale esattezza.
REVISIONE SUGGERITA: Il NIST deve spiegare come poteva valutare il tempo della fotografia, usando l'analisi dell'ombra, con un margine di errore anche vicino a 10 minuti.
COMMENTO: Il seguente grafico è stralciato dalla figura 9-11 e pretende di descrivere la condizione degli incendi al 12° piano del WTC 7 alle 5:00 pm:
Come si può notare, questo grafico descrive gli incendi infurianti attraverso almeno la metà del fronte nord della costruzione. Tuttavia, in confronto alla figura 5-152, che mostra soltanto un piccolo fuoco nell'angolo estremo di nord-ovest, il modello elaborato dal calcolatore non è chiaramente rappresentante della realtà.
MOTIVO PER IL COMMENTO: Sembra che le simulazioni d’incendio al computer del NIST non siano rappresentative di tutti i fuochi realmente accaduti nel WTC 7.
REVISIONE SUGGERITA: Il NIST deve descrivere perché (supponendo che la figura 5-152 descriva esattamente gli incendi del 12° piano intorno alle 5:00 pm) i modelli elaborati dal calcolatore mostrano incendi significativi attraverso almeno la metà del lato nord della costruzione alle 5:00 pm. Il NIST dovrebbe spiegare chiaramente perché i relativi modelli di simulazione d’incendio del 12° piano dovrebbero essere accettati dal pubblico a rappresentazione esatta dei fuochi realmente accaduti in WTC 7.
È presentato esclusivamente da Chris Sarns e da Richard Gage un grafico che paragona i dati dell’incendio del 12° piano del modello elaborato dal calcolatore del NIST e le immagini reali dei fuochi al WTC 7. È allegato come “esposizione A”. Presentano un’immagine più realistica di ciò che un modello, elaborato dal calcolatore, per i fuochi del 12° piano, dovrebbe mostrare se fosse in accordo con la prova visiva disponibile. Il NIST dovrebbe prendere in considerazione ciò allorchè rifaranno i loro modelli elaborati dal calcolatore basati su queste osservazioni pubbliche e modificare il loro rapporto per usare i modelli elaborati dal calcolatore che sono più rappresentativi della realtà, ciò rappresenterebbe meglio le ricostruzioni contenute.
Carico del carburante combustibile sui piani 11 e 12
COMMENTO: Questo commento si riferisce ai presupposti del NIST per quanto riguarda il carico del carburante combustibile all’11° e 12° piano. In NCSTAR 1-9, alla Pagina 375 (paragrafo 1, sent.[?] 7-9) il NIST attesta:
""Il NIST ritiene che la massa combustibile di mobilia fosse quasi uguale in un ufficio quanto in un cubicolo. Poiché il carico di altri combustibili è stato segnalato essere elevato al piano 11° e 12° (capitolo 3), il NIST ha supposto che la massa combustibile totale in un ufficio era doppia rispetto a quella di un cubicolo. Quindi, il carico di carburante combustibile medio all’11° e 12° piano è stato valutato come 32kg/m2.""
Tuttavia, il capitolo 3 ci dice che, al contrario delle asserzioni nel capitolo 9 del NIST, il carico di altri combustibili non è riportato risultante elevato al piano 11° e 12°. Alla pagina 55 (paragrafo 6, sent. 1) del NCSTAR 1-9, il NIST segnala che la Commissione delle Operazioni di Borsa degli Stati Uniti ha occupato i piani 11° e 12° ed il lato nord del piano 13°. Alla pagina 56 (paragrafo 1, sent. 1) il NIST aggiunge ulteriormente che American Express ha occupato il settore di sud-ovest del piano 13°. Alla stessa pagina, il NIST segnala che “il carico combustibile negli uffici è stato descritto come elevato dai responsabili di American Express intervistati” (NCSTAR 1-9, P. 56, paragrafo 4, trasmesso. 3)
MOTIVO PER IL COMMENTO: rammentando che American Express ha occupato soltanto il settore di sud-ovest del piano 13°. Come, allora, può il NIST sostenere credibilmente che il carico combustibile sia stato segnalato essere elevato, sulla totalità del piano 11° e 12°, entrambi occupati solamente dalla SEC,? Era stato accordato (given) libero accesso, ai responsabili di American Express, negli uffici della SEC, tale che renderli qualificati nel commentare il carico combustibile? Inoltre, i dirigenti di American Express sono qualificati per esprimere un’opinione sulla quantità di carico combustibile rispetto agli uffici nelle torri gemelle?
REVISIONE SUGGERITA: Il personale di American Express è chiaramente competente per fornire soltanto informazioni sulla condizione degli uffici di American Express, limitati al settore di sud-ovest del piano 13°. Il NIST deve fornire il supporto reale per la relativa asserzione che il carico combustibile al piano 11° e 12° fosse elevato per conseguire ogni aumento nel carico combustibile medio valutato su questi piani. Se non può fornire tale supporto, dovrebbe rifare i relativi modelli elaborati dal calcolatore con il carico combustibile più basso su questi piani e segnalare quei risultati alla comunità scientifica ed al pubblico americano.
[MEMPHISX]
Carico del combustibile al piano 13
COMMENTO: Questo commento riguarda il trattamento del NIST riguardo il carico del combustibile al tredicesimo piano. A pagina 375 del NCSTAR 1-9 (paragrafo 1, sent. 8, 9), il NIST dice: “La densità del combustibile sul tredicesimo era varia e non conosciuta. Il valore [per il tredicesimo piano] è stato dato per scontato che fosse lo stesso del dodicesimo piano.” Anche qui, l'unica descrizione del carico al piano 13 era riportata dai managers dell'American Express, i quali avevano la competenza necessaria solo per commentare sul settore sud-ovest del tredicesimo piano. Nel capitolo 3 del NCSTAR 1-9, pagina 57 (paragrafo 2, sent. 2, 3), il NIST riporta, che nel perimetro della sezione nord occupata dal SEC, del tredicesimo piano, erano presenti “una sala udienze e molte stanze di testimoni affacciate ad essa. C'erano altre stanze di testimoni nella porzione nord delle parti est ed ovest del piano, e una camera di immagazzinamento nell'angolo più a nord.”
Dettaglio importante, il NIST riporta: “le stanze dei testimoni erano scarsamente ammobiliate, con un solo tavolo, ed un paio di sedie.” (NCSTAR 1-9, p. 57, paragrafo 2, sent. 4) Più avanti, un esame dello schema del tredicesimo piano (Figure 3-8, p. 57) rivela che la sala udienze appariva simile ad un'aula di tribunale. Queste ultime sono anch'esse scarsamente arredate, con pochi tavoli e sedie. Concludendo, è opinabile che ci fosse abbastanza combustibile presente.
RAGIONE DEL COMMENTO: Il NIST ha sorvolato sul carico del carburante al tredicesimo piano.
REVISIONE CONSIGLIATA: Il NIST deve giustificare l'uso dell'alto carico di combustibile sul piano 13 nel capitolo 9 del Report, con qualcosa di più di vage asserzioni. Il NIST ha mostrato molta più documentazione riguardanti il layout ed il componimento del piano 13, come riportato nel capitolo 3, di quanto abbia scritto nel capitolo 9. Questa discrepanza dev'essere riconcigliata.
[NoteDelTraduttore: qua sensitivity è tradotto con sensibilità]
Test sulla sensibilità del carico del combustibile
COMMENTO: Il NIST dichiara di aver fatto questi test sulla sensibilità per determinare dove questi sorbitanti carichi di carburante hanno condizionato il risultato della simulazione. Comunque, il fatto che il NIST abbia fatto questi test, ci porta alla domanda del perché il NIST sia incappato nel problema di aumentare il carico del carburante, nel caso fosse trascurabile nella simulazione. A parte ciò, il capitolo 9 contiene elementi che contraddicono direttamente il risultato di questi presunti test.
A pagina 381 del NCSTAR 1-9 (paragrafo 3, sent. 3), il NIST dichiara apertamente, che nella sua imulazione col fuoco per il dodicesimo piano, “si espandeva ad una velocità da un terzo a un mezzo minore di quella dei piani sottostanti, a causa del maggiore carico del carburante.” Il NIST riporta che il tempo che la facciata nord ci ha messo a bruciare; nella simulazione è più lungo, che nell'evidenza visiva. (NCSTAR 1-9, p. 381, paragrafo 3, sent. 4) Il NIST rigetta la possibilità che questo sia dovuto al carico del combustibile troppo alto, a causa dei test sulla sensibilità, nella sezione 9.3.3. (paragrafo 3, sent. 4-8)
Nella sezione 9.3.3, troviamo i test sulla sensibilità. Qua, il NIST riporta, che raddoppiare il carico del arburante sull'ottavo piano, risulta nel movimento del fuoco, distintamente più lento, che nell'evidenza visiva. (NCSTAR 1-9, p. 382, paragrafo 5, sent. 1-3) In modo confuso, il NIST riporta che diminuendo il carico di un terzo sul dodicesimo piano “mostra piccoli effetti sul grado di progressione del fuoco.” (Id., paragrafo 6, sent. 1-3)
RAGIONE DEL COMMENTO: La contraddittoria dichiarazione del NIST, pone la domanda del perché ridurre il carico di un terzo sul dodicesimo piano non dovrebbe mostrare nessun cambiamento sul grado di progressione del fuoco, quando raddoppiando il carico del carburante sull'ottavo piano risulterebbe in un grosso cambiamento.
REVISIONE CONSIGLIATA: Il NIST dovrebbe spiegare attentamente quali fossero le differenze nella progressione del fuoco in ogni caso e lasciare il pubblico a giudicare se l'effetto fosse piccolo. Più mportante, comunque, è la contraddizione tra la dichiarazione del NIST “il fattore di progressione era circa un terzo, un mezzo più lento dei due piani sottostanti, a causa dell'alto carico del carburante” (NCSTAR 1-9, p. 381, paragrafo 3, sent. 3) e, come dichiarato dal NIST, il fatto che diminuire il carico di carburante di un valore minore o uguale a quello dei piani sottostanti “mostri piccoli effetti sul fattore di progressione del fuoco.” (NCSTAR 1-9, p. 382, para. 6, sent. 1-3) Sicuramente il NIST si è accorto di questa contraddizione. A pagina 381, viene riportato che un maggiore carico di carburante diminuisce la velocità di progressione del fuoco. A pagina 382, viene riportato che un minore carico di carburante, non accelera il fattore di progressione del fuoco. Questa contraddizione deve essere chiarita.
Simulazione d'incendio per i piani 11 e 13
Il NIST ha utilizzato i dati generati dalla simulazione dell'incendio al 12° piano, per i piani 11 e 13. (NCSTAR 1-9, p. 382, paragrafo 1, 3) La simulazione per il 13° piano ha utilizzato i dati di quella al 12° piano, ritardati di un'ora e mezza, perché l'evidenza visiva mostrava che l'incendio al 13° ha seguito quello al 12° (Id., paragrafo 3, sent. 5) La simulazione all'undicesimo piano ha utilizzato i risultati della precedente simulazione al 12°, con un ritardo di un'ora; nonostante l'evidenza visiva indicava che l'incendio fosse in ritardo di un'ora e mezza. (NCSTAR 1-9, p. 382, para. 1, sent. 5)
COMMENTO: Questo nostro primo commento riguarda semplicemente la discrepanza tra l'evidenza visiva dell'incendio all'undicesimo piano in ritardo di 1.5 ore rispetto a quello al dodicesimo e il medesimo incendio, in ritardo di un'ora, nella simulazione.
RAGIONE DEL COMMENTO: Questo rappresenta un'altra discrepanza nel Report che deve essere chiarita.
REVISIONE CONSIGLIATA: Il NIST deve spiegare perché l'esperienza visiva non è stata utilizzata come input, all'undicesimo piano, quando è, invece, stata utilizzata come input nel caso del 13° piano. I modelli al computer dovrebbero essere riavviati con il ritardo, all'undicesimo piano, di 1.5 ore, non 1 ora, ed il risultato riportato correttamente.
COMMENTO: Il nostro secondo commento concerne sia gli incendi al piano 11, che quelli al piano 13. Come abbiamo dimostrato sopra, la simulazione d'incendio al piano 12 non è rappresentativa dei fatti, e ha grossolanamente esagerato l'incendio presente. Utilizzando la usa esagerata sopravvalutazione dei dati dell'incendio al piano 12, utilizzati nei piani 11 e 13, ha aumentato l'errore di tre volte.
RAGIONE DEL COMMENTO: Triplicando un ovvio errore, i risultati di tutti i modelli, al computer, conseguenti, sono riportati all'attenzione.
REVISIONE CONSIGLIATA: I modelli al computer dovrebbero essere riavviati per il piano 12 utilizzando scenari più realistici, e se il NIST può ancora giustificare l'utilizzo dei dati del 12° piano, sui piani 11 e 13, dovrebbe utilizzarli in modo più realistico su tutti e due i piani. Il risultato dovrebbe essere riportato correttamente.
COMMENTO: Il nostro terzo commento concerne la propagazione dell'errore, utilizzando solamente un modello al computer. A pagina 382 del NCSTAR 1-9 (paragrafo 1-3, ultimo sentore), il NIST concorda che il suo modello al computer per gli incendi ai piani 13 e 11 “potrebbe aver esagerato la quantità di calore sul lato nord del piano.”
RAGIONE DEL COMMENTO E REVISIONE CONSIGLIATA: Per rendere pubblico il documento, il NIST deve spiegare come un possibile errore, nella sovrastima del calore, condizionerebbe tutti i conseguenti modelli al computer, e come codesto errore di propagazione condizionerebbe l'affidabilità del risultato finale. Il Report dovrebbe essere rivisitato per includere codesta analisi dell'errore di propagazione.
[SERTES]
Sezione 11.4 - Risposta strutturale agli incendi del Caso B e Caso C
COMMENTO: Nella Sezione 11.4 (NCSTAR 1-9, pagine 523-532) il NIST esegue una comparazione della risposta strutturale dei piani inferiori del WTC 7 agli scenari d'incendio del Caso B e Caso C. Il Caso B utilizza temperature che erano il 10% più alte del Caso A, mentre il Caso C utilizza temperature che erano il 10% più basse del Caso A. Nessuna analisi della risposta strutturale è mostrata o discussa per il Caso A.
Alla pagina 533 del NCSTAR 1-9 (paragrafo 1, frase 1) il NIST scrive una asserzione non motivata che "la comparazione dei risultati del Caso B e Caso C alla quarta ora (Sezione 11.3.3) mostra che la risposta strutturale del Caso C sarebbe praticamente identica alla risposta strutturale del Caso B agli orari tra 4.0 ore e 4.5 ore." Tuttavia, se leggiamo la Sezione 11.3.3 vediamo che l'analisi della risposta strutturale del Caso C non è stata portata fino alle 4.5 ore.
Invece, vediamo che la risposta del Caso C a 4.0 ore era in qualche modo simile alla risposta del Caso B a 3.5 ore. Il NIST deve spiegare come ha estrapolato il danno del Caso C alle 4.5 ore, quando stava usando temperature più basse nel Caso C rispetto al Caso B.
Inoltre, nessuna analisi dettagliata è mostrata per le temperature del Caso A. Il NIST deve includere questi dati generati dalle temperature del Caso A nel suo Report in modo che il pubblico possa determinare in modo indipendente se i profili del Caso A possano essere usati o meno nei susseguenti modelli LS-DYNA.
MOTIVO PER IL COMMENTO: Molto importante è il fatto che il NIST utilizzi la risposta strutturale solo delle temperature del Caso B nei successivi modelli LS-DYNA e ciò rappresenta l'ennesimo esempio di come il NIST scelga dati di input che porterebbero a sovrastimare le temperature e il danno strutturale causato durante gli incendi del WTC 7. Noi abbiamo spiegato sopra come il NIST abbia fatto questo prima, rispetto ad una notevole sovrastima di quantità di combustibili nei piani 11, 12 e 13. Questi sono proprio i piani in cui nel modello scatola nera del NIST il danno causato era il maggiore. Perchè il NIST non ha usato le riposte strutturali del Caso A e Caso C nel suo modello LS-DYNA? Oppure, se l'hanno fatto, perchè non hanno incluso i risultati nel modello?
CORREZIONE SUGGERITA: Il report finale deve essere rivisto per correggere questo errore. Se le risposte strutturali del Caso A e Caso C non sono mai state usate nel modello LS-DYNA, i modelli devono essere ri-eseguiti e i sisultati mostrati alla comunità scientifica e al popolo Americano. Questo è specialmente vero alla luce del fatto che le 3.5 ore della risposta strutturale del Caso B non causano un crollo completo nel modello LS-DYNA.
[b]Capitolo 12: Analisi del crollo completo WTC[/b]
Sezione 12.5.3 - Durata del Crollo
COMMENTO: Questo commento concerne la stima del NIST del tempo che ha richiesto alla struttura del WTC 7 per crollare. Specificatamente, questo concerne la comparazione del NIST tra la durata di discesa reale ed la durata di un ipotetica caduta libera. (NCSTAR 1-9, p. 595; NCSTAR 1A, p. 40-41).
In pratica, il NIST ha preso due punti chiave, e assunto una accelerazione costante durante il crollo (Id.)
Il primo dei due punti chiave sarebbe preso al momento in cui la cima del parapetto sul tetto della facciata nord ha iniziato a scendere. Il secondo punto chiave sarebbe stato preso nel momento in cui il tetto non è più visibile nella Telecamera 3. Il NIST asserisce che il tempo necessario per far cadere il palazzo in questi 242 piedi (74 metri) è 5,4 secondi, più o meno 0,1 secondi. Nessun grafico o supporto visivo è fornito per questa stima.
MOTIVO PER IL COMMENTO: I membri di questo gruppo hanno condotto un analisi indipendente delle riprese della Telecamera 3 e sono arrivati ad una conclusione completamente differente riguardo le durate dei crolli. La nostra analisi è stata fatta su una base fotogramma-per-fotogramma usando un frame rate di 29.97 fotogrammi per secondo. Come mostrato nell'immagine sottostante, la nostra analisi ha concluso che siano richiesti 3,97 secondi per far scendere la cima del palazzo fuori dalla visuale della Telecamera 3. Questa durata è praticamente identica alla durata di una caduta libera.
CORREZIONE SUGGERITA: Il NIST deve correggere il suo Report per mostrare gli esatti fotogrammi che ha usato dalla Telecamera 3 per determinare il tempo necessario al tetto per sparire fuori dalla visuale. 5,4 secondi pare essere una notevole sovrastima. I fotogrammi che abbiamo usato nella nostra analisi sono mostrati sotto (tempo "t + X secondi" è riferito agli orari forniti dal NIST nell'appendice L, Tabella L-1) assieme ad una analisi grafica di come abbiamo determinato quale fotogramma rappresentava l'inizio del crollo completo:
I membri di questo gruppo hanno utilizzato il software Physics Toolkit per raffrontare su un grafico Velocità e Tempo di Crollo usando punti chiave raccolti durante l'intero crollo dalla vista che il NIST chiama Telecamera 2. Questo grafico è riprodotto sotto e fornisce una vista molto più dettagliata della dinamica del crollo del WTC 7 rispetto a quella fornita dall'analisi del NIST basata su due punti chiave. E' stato anche incluso nel grafico una regressione lineare per circa 2,6 secondi del crollo che sembrano avere una accelerazione costante. Come può essere visto, la pendenza (accelerazione) durante questa porzione del crollo è stata approssimativamete costante a circa 9,8m/s/s, ovvero accelerazione di gravità con poca o nessuna resistenza sotto. Il valore "radice quadrata di r" per questa regressione lineare è 0,9931 - un ottima . Questo mostra chiaramente che il NIST è stato estremamente fuorviante nel riportare al pubblico che la struttura non è scesa a velocità di caduta libera, specialmente date le implicazioni di questa caratteristica documentata della distruzione del WTC 7.
[JAVASETH]
Colonne esterne e traverse rigide del piano “perfettamente fissate”.
COMMENTO: A pagina 350 del NCSTAR 1.9 (paragrafo 2) le colonne esterne e la colonna 44 sono state modellate come "perfettamente fissate" in un certo numero di punti durante l'analisi agli elementi finiti dell’angolo nord-est del palazzo. Questo modello computerizzato è teso a dimostrare che l'espansione termica può provocare la disconnessione della trave dalla Colonna 79. Ovviamente, se le traverse si sono allungate a causa della dilatazione termica, questa espansione avrebbe dovuto verificarsi verso entrambe le direzioni assiali. Questa espansione, a sua volta, avrebbe esercitato della pressione su qualsiasi cosa fosse collegata agli estremi della trave.
MOTIVO DEL COMMENTO: Dal momento che il "perfetto fissaggio" delle colonne esterne e della colonna 44 ha fatto in modo che modello computerizzato trascurasse la pressione esercitata sulle colonne esterne a causa di dilatazione termica, questo modello non è verosimile. Si sarebbe dovuto rendere possibile alle colonne esterne di piegarsi verso l'esterno in risposta a questa pressione. Risulta inoltre poco chiaro se alle traverse è stato permesso di incurvarsi verso il basso una volta scaldatesi nel modello computerizzato. Nella relazione del NIST sulle Torri Gemelle, il motivo principale dato per lo scatenarsi del crollo totale fu l’incurvarsi verso il basso delle traverse. Se il NIST non ha consentito l’incurvarsi verso il basso delle traverse dei piani nel suo modello del WTC 7, allora non ha consentito ad una qualsiasi delle dilatazioni termiche di esprimersi nella forma di incurvamento verso il basso piuttosto che come pressione sui collegamenti. Anche i test Cardington citati dal NIST mostrano che le traverse dei piani si incurvano verso il basso quando vengono riscaldate.
PROPOSTA DI REVISIONE: il NIST deve spiegare più chiaramente come la dilatazione termica delle traverse del pavimento in entrambe le direzioni assiali è stata contabilizzata nei modelli computerizzati. Se il "perfetto fissaggio" delle colonne esterne ha fatto si che tutte le dilatazioni termiche si siano verificate verso una sola direzione, i modelli computerizzati hanno bisogno di essere modificati per essere più realistici, e consentire alle colonne perimetrali di piegarsi verso l’esterno. Inoltre, se alle traverse del pavimento ed alle travi non è stato permesso di incurvarsi verso il basso una volta riscaldatesi, vi è una fondamentale incoerenza tra i modelli computerizzati relativi al WTC 7 quelli relativi al WTC 1 e 2. Tali modelli computerizzati devono essere ri-eseguiti con le opportune modifiche apportate alle proprietà delle traverse dei pavimenti, consentendo loro di incurvarsi verso il basso una volta riscaldate.
Temperature Applicate alle traverse ed alle travi.
COMMENTO: Nella Figura 8.25 a pagina 352 del NCSTAR 1-9, il NIST applica una temperatura di 600 ° C e 500 ° C, rispettivamente, per le traverse del pavimento e per le travi per un periodo di circa 2,6 secondi. Mettendo da parte per un momento il fatto che l'applicazione di un tale calore per un intervallo di 2.6 secondi non potrebbe rispecchiare nemmeno per approssimazione la realtà degli incendi al WTC 7, altri problemi rimangono comunque. Ad esempio, queste temperature estreme sono state applicate in modo uniforme per tutti i nodi delle traverse e delle travi. (NCSTAR 1-9, p. 351)
MOTIVO DEL COMMENTO: A pagina 452 del NCSTAR 1-9, il NIST riporta solo che alcune "sezioni" delle traverse del pavimento avevano superato 600 ° C. Da nessuna parte il NIST indica che i modelli computerizzati mostrano temperature uniformi di 600 ° C per le traverse del pavimento e praticamente non vengono fornite informazioni circa le temperature delle travi. Ancora una volta, queste temperature sono applicate in modo uniforme lungo un breve periodo di tempo, il che non è rappresentativo di un vero e proprio incendio.
PROPOSTA DI REVISIONE: Eseguire di nuovo i modelli computerizzati per la sezione dei piani a nord-est utilizzando temperature realistiche e tempi di esposizione realistici. Relazionare i risultati di conseguenza.
Solo esplosivi molto potenti considerati nel caso di ipotetica esplosione.
COMMENTO: Nella sua analisi “hypothetical blast scenarios” (scenari ipotetici di esplosione") che avrebbero potuto portare al crollo del WTC 7, il NIST ritiene eventi esplosivi solo quelli relativi all’utilizzo di RDX, un esplosivo molto potente. (NCSTAR 1-9, p. 355, ultima frase) E il NIST continua sostenendo che siccome non stati uditi forti suoni, e siccome non è stata osservata alcuna rottura di finestre, l’RDX non è stato utilizzato per demolire il WTC 7.
MOTIVO PER IL COMMENTO E PROPOSTE DI REVISIONE: Tuttavia, come documentato da Kevin Ryan sul Journal of 9/11 Studies (http://www.journalof911studies.com/volume/2008/Ryan_NIST_and_Nano-1.pdf) molti scienziati che lavorano o sono associati al NIST hanno esperienza di composti nanoenergetici, o nanotermiti, che hanno il potenziale per venir utilizzati nella demolizione di edifici. E poiché le nanotermiti sono in primo luogo incendiari ad alta temperatura piuttosto che esplosivi, queste possono causare danni alle strutture in acciaio senza produrre il suono ed i livelli di distruzione associati con l’RDX. Siccome il personale del NIST ha una profonda conoscenza di questi materiali, il NIST dovrebbe rivedere la sua relazione per analizzare in particolar modo se tali materiali nanoenergetici avrebbero potuto essere utilizzati come componenti di un "ipotetico scenario di esplosione" al WTC 7.
Inoltre, il Manuale della National Fire Protection Association (Associazione Nazionale per la Protezione dagli Incendi) per le indagini sugli incendi e le esplosioni, alla sezione 921, indica molto chiaramente che la possibilità dell’utilizzo di esplosivi avrebbe dovuto essere esaminata a fondo dal NIST. In particolare nel NFPA 921 18.3.2 "High Order Damage" (Danno di grave entità) - "Il danno di grave entità è caratterizzato dalla rottura della struttura, che produce detriti piccoli e polverizzati. Pareti, tetti ed elementi strutturali risultano scheggiati o frantumati, con l’edificio completamente demolito. I detriti vengono scagliati a grandi distanze, forse centinaia di piedi. Il danno di grave entità è il risultato di veloci tassi di aumento di pressione." Il WTC 7 soddisfa chiaramente questa definizione. Pertanto il NIST dovrebbe avere esaminato più a fondo la possibilità che siano stati utilizzati esplosivi. In particolare, l'utilizzo di " exotic accelerants" (acceleranti inusuali) avrebbe dovuto essere esaminato. Nel NFPA 921 19.2.4 - "Exotic Accelerants," tre caratteristiche sono state chiaramente riscontrate che avrebbero dovuto indurre ad un’approfondita indagine sul possibile uso di "acceleranti inusuali", come specificamente indicato nella guida, “Miscele di termite." Il NIST dovrebbe obbedire alla Sezione 921 dell’NFPA e analizzare l’eventuale presenza di residui di termite e riferire i risultati alla comunità scientifica.
[ORWELL]
[b]Omissioni dal rapporto del NIST[/b]
Conoscenza anticipata del crollo
Il NIST ha omesso dal rapporto informazioni riguardanti la conoscenza anticipata da parte di diversi gruppi di persone del fatto che il WTC 7 stesse per crollare.
Ciò che intendiamo per conoscenza anticipata è un tale livello di dettaglio e consapevolezza che ci permette di dire, alla luce del crollo del palazzo, approssimativamente alle 5:21 P.m., quanto loro sapessero in anticipo che stesse per crollare.
Tale conoscenza è altamente significativa alla luce del fatto che (a) nessun grattacielo ad intelaiatura d'acciaio nella storia (in effetti, dice il NIST, “nessun edificio alto” nella storia) è mai crollato a causa del solo fuoco; e (b) il crollo, secondo il NIST, fu il risultato di una serie di fattori accidentali ed imprevedibili, che non si sono presentati insieme in modo da poter determinare il destino del palazzo se non minuti, o forse addirittura secondi, prima che il crollo avesse luogo.
In ogni situazione in cui qualcuno dimostra la conoscenza anticipata di un evento estremamente insolito, deve essere considerata la possibilità che la conoscenza sia derivata da coloro che hanno avuto sotto controllo l'evento stesso. In altre parole, la conoscenza anticipata del crollo del WTC 7 rinforza notevolmente i nostri sospetti che il palazzo sia stato sottoposto a demolizione controllata e che la conoscenza del relativo crollo sia in definitiva derivata da coloro che hanno voluto farlo crollare.
Il NIST ha provato ad eludere il problema della conoscenza anticipata del crollo del WTC suggerendo:
(a) che il FDNY, sulla scena, ha visto il danneggiamento del palazzo causato dal crollo del WTC 1 e ha concluso razionalmente che il WTC 7 sarebbe potuto crollare.
Dal NIST NCSTAR 1A, p.16:
“I soccorritori di emergenza hanno subito ravvisato che il WTC 7 era stato danneggiato dal crollo del WTC 1…
Sin dalle 11:30 a.m., il FDNY ha riconosciuto che dal sistema di idranti non usciva acqua per combattere gli incendi che erano visibili. Con i crolli delle torri fresche nelle loro menti, c’era preoccupazione che anche WTC 7 sarebbe potuto crollare…„
(b) che un ingegnere, in mattinata, ha visto i danni al palazzo e ha concluso che sarebbe potuto crollare, trasferendo questa valutazione ad altri (Investigatore Capo Shyam Sunder, in una discussione con Graeme MacQueen sulla radio CKNX, Wingham, Ontario, 25 agosto 2008)
È vero che il danneggiamento del WTC 7 è stato testimoniato direttamente da alcuni pompieri e ha condotto alcuni di loro (circa sette) a preoccuparsi del fatto che il palazzo sarebbe potuto crollare, ma la grande maggioranza (circa 50) che era si è preoccupata per il crollo non ha basato questa preoccupazione su cosa ha percepito ma piuttosto su cosa gli è stato detto (Vedi Graeme MacQueen, “Waiting for Seven: WTC 7 Collapse Warnings in the FDNY Oral Histories”, Journal of 9/11 Studies, 11 giugno 2008). Inoltre, mentre è apparentemente anche vero che un ingegnere ha comunicato il suo parere, nella mattina, che il palazzo sarebbe potuto crollare, nè questa comunicazione nè altre comunicazioni dal FDNY sono sufficienti a spiegare l’evidenza di conoscenza anticipata di cui siamo in possesso.
Qui sotto ci sono sette ragioni per le quali le sopra riportate spiegazioni del NIST sulla conoscenza anticipata sono inadeguate. Viene fornito un esempio per illustrare ciascuno dei sette motivi. Maggiori dettagli possono essere trovati nel documento scritto di Graeme MacQueen intitolato “Waiting for Seven: WTC 7 Collapse Warnings in the FDNY Oral Histories” pubblicato dal Journal of 9/11 Studies (http://www.journalof911studies.com/volume/200701/MacQueenWaitingforSeven.pdf).
1. Certezza
Preoccuparsi che un palazzo danneggiato possa crollare in qualche modo è una cosa; ma essere certi che crollerà è un altra. Uno studio dettagliato dei racconti del FDNY mostra che più della metà di coloro che ha ricevuto avvertimenti del crollo del WTC 7 (il grado di certezza può essere stabilito dai rapporti) erano certi o sono stati informati con certezza che stava per crollare. (I numeri sono: 31 su 58. Vedi “Waiting for Seven „.)
2. Annuncio iniziale.
Se qualcuno stava osservando gli incendi nel WTC 7 e fosse riuscito a capire, negli ultimi istanti di vita del palazzo, che un insieme particolare di circostanze stava cominciando a minacciare il palazzo, sarebbe una cosa; ma ricevere avvertimenti del crollo del palazzo molto prima che questo insieme di circostanze accada fa sorgere molti più sospetti. Eppure uno studio dettagliato dei racconti del FDNY indica che dei 33 casi in cui il momento dell’avvertimento può essere individuato, in dieci casi gli avvertimenti sono stati ricevuti due o più ore in anticipo e in sei casi gli avvertimenti sono stati apparentemente ricevuti in anticipo di quattro o più ore. (Vedi “Waiting for Seven”). In altre parole, molto, molto prima che l'insieme unico di circostanze si presentasse a causare il crollo del palazzo, già si parlava ampiamente del crollo.
3. Precisione
Se gli avvertimenti di crollo fossero derivati da vaghe preoccupazioni e dubbi non sarebbero stati precisi. Nessun palazzo era mai crollato per queste cause prima e, in effetti, un crollo completo come accaduto al WTC 1, al WTC 2 e al WTC 7 è stato (un evento) molto raro, a parte che in casi di demolizione controllata. Ecco perché il membro del FDNY James McGlynn disse il 9/11, parlando di una delle Torri, " Ogni volta che ho sentito parlare un crollo, non era mai un intero palazzo come è stato questo." (Vedi “Waiting for Seven”). Eppure, malgrado la rarità di un crollo completo, molta gente apparentemente sapeva in anticipo che il WTC 7 stava per subire un crollo tale. Si consideri quanto segue dai racconti orali del FDNY:
D.”Eravate là quando il palazzo 7 è crollato nel pomeriggio?”
R.“Si.”
D.“Eravate ancora là?”
R.“Sì, fondamentalmente hanno misurato fin dove il palazzo sarebbe arrivato, in modo che abbiamo saputo esattamente dove potevamo stare.”
D.“Quindi vi hanno proprio messo in una zona sicura, abbastanza sicura per quando quel palazzo è venuto giù?
R.”5 isolati. Distanti 5 isolati: potevamo ancora vedere. Esattamente puntuale, la nuvola si è fermata proprio lì.” (Vedi “Waiting for Seven”).
4. Nuove informazioni.
Se gli avvertimenti di crollo derivarono dalle preoccupazioni e i dubbi espressi in mattinata dagli ingegneri e dai pompieri, perché il crollo del WTC 7 è stato annunciato dalla CNN (un'ora e 10 minuti in anticipo) e dalla BBC (23 minuti in anticipo) come ultime notizie basate su informazioni appena ricevute? Il presentatore Aaron Brown della CNN ha detto che “Stiamo ricevendo ora l’ informazione.„ La presentatrice Judy Woodruff della CNN: “Stiamo sentendo per la prima volta„ (vedi l'Appendice.) Presentatore della BBC: “Abbiamo alcune notizie in arrivo„.
5. Annuncio prematuro
La CNN e la BBC non hanno soltanto segnalato che il palazzo era stato danneggiato o che sarebbe potuto crollare; hanno prematuramente annunciato il suo crollo reale.
Aaron Brown della CNN, un'ora e dieci minuti in anticipo del crollo: “Stiamo ricevendo ora l’ informazione che uno degli altri palazzi, il Building 7, nel complesso del World Trade Center, è in fiamme ed è crollato o sta crollando…„
La presentatrice della BBC, 23 minuti prima del crollo: “Anche Il Palazzo Salomon Brothers a New York, proprio nel cuore di Manhattan, è crollato.„ Nessuna spiegazione soddisfacente è stata data riguardo questi annunci prematuri, che sono stati ovviamente basati su dati forniti a questi presentatori.
6. Continuità
La BBC ha continuato ad annunciare che il WTC 7 era crollato, anche quando la costruzione poteva essere vista in piedi direttamente dietro il reporter Jane Standley, per circa 17 minuti fino a quando la storia fu bruscamente interrotta (dal crollo n.d.t.).
Quando il personale della CNN ha realizzato che avevano fatto un errore nel loro annuncio iniziale, avrebbe semplicemente potuto correggerlo. Avrebbero, per lo meno, potuto distogliere la loro attenzione dal WTC 7 e smettere di inquadrarlo dal momento che era ovviamente ancora in piedi. Invece, la CNN ha continuato a mantenere il WTC 7 al centro della sua cronaca durante l'ora e dieci minuti precedenti il suo crollo, avvertendo ripetutamente che stava per crollare e mantenendo l'inquadratura del palazzo davanti allo spettatore fino a quando realmente crollò. (Vedi l'Appendice.)
7. Progressione
Secondo lo studio del NIST, gli incendi del WTC 7 erano stati ridotti da dieci piani, subito dopo il crollo del WTC 1, ad essenzialmente due piani mentre si avvicinava il momento del crollo. Era un palazzo in cui gli incendi stavano davvero spegnendosi. Perché, allora, la CNN ha mostrato consapevolezza del fatto che il palazzo fosse vicino alla fine e perché ha modificato di conseguenza i suoi titoli, da “può sprofondare„ a “pronto a crollare„ (circa 15 minuti prima del crollo reale) e poi a “sul punto di crollare„ (circa 1.5 minuti prima del crollo reale). (Appendice)
Uno qualunque di questi sette fattori sarebbe sufficiente per farci considerare la possibilità di conoscenza anticipata del crollo del WTC 7. Presi insieme, formano un caso a cui non si riesce a dare risposta.
Come ulteriore supporto, sotto abbiamo fornito una cronologia degli eventi basati sulla cronaca della CNN sul Building 7. Gli orari nella colonna a sinistra oscillano entro 30 secondi dall’ora reale.
Il rapporto del NIST dovrebbe essere modificato per comprendere un'analisi dettagliata di tutti rapporti di specifica conoscenza anticipata del crollo del Building 7. L’Investigatore Capo del NIST, Dr. Sunder, quando è stato messo alla prova con rapporti come questi durante le interviste radiofoniche ha recentemente dichiarato che l’indagine del NIST non era un'indagine penale, ma piuttosto tecnica. Tuttavia, questa posizione altera il fatto che il NIST ha ritenuto nel rapporto che l'ipotesi di demolizione controllata era improbabile perché il NIST non ha creduto che gli esplosivi avrebbero potuto essere piazzati senza essere rilevati. Una tale opinione non è un'opinione tecnica, ma piuttosto è un’opinione operativa che guarda più a descrivere in modo logistico come un criminale avrebbe potuto commettere il crimine che non come sia stato fatto tecnicamente. Chiaramente il NIST avrebbe potuto considerare i molti rapporti di conoscenza anticipata e notare l'impossibilità di tale specifica e dettagliata conoscenza anticipata. Il rapporto dovrebbe essere modificato di conseguenza.
[FABYAN]
Studio FEMA sulle dinamiche dell’edificio – Appendice C
La relazione del NIST sul WTC 7 non cerca di spiegare “il grave attacco corrosivo ad alte temperature” come apparentemente sull’unico pezzo di acciaio testato del WTC 7, come documentato nell’appendice C “esame metallurgico limitato” dello studio sulle dinamiche della Federal Emergency Management Agency (FEMA) , che puo’ essere trovato nel link sottostante del sito del NIST.
http://wtc.nist.gov/media/AppendixC-fema403_apc.pdf
Un’ulteriore modalità di studio ritenuta necessaria dal FEMA non e’ stata – per quanto ne sappiamo – mai eseguita, e la “fusione intergranulare” osservata sull’acciaio non può essere spiegata attraverso il quadro ipotizzato dal NIST. Perché il NIST ha voluto ignorare le raccomandazioni formulate dagli investigatori del FEMA per ricerche addizionali sul comportamento inspiegabile del materiale?
In una registrazione del Dr. Jonathan Barnett del Worcester Polytechnic Institute Fire Engineering, uno degli autori delle 13 pagine riportate nell’Appendice C, ha commentato come il normale protocollo investigativo non e’ stato seguito nel caso del collasso del WTC 7. Egli afferma che l’acciao del WTC 7 non e’ stato fotografato, esaminato e catalogato prima di essere rimosso.
I commenti fatti si trovano al minuto 3:00 nel video al link sottostante.
http://www.911podcasts.com/display.php?cat=9998&med=0&ord=Name&strt=180&...
E’ riportato che il WTC 7 e’ stato completamente evacuato molto prima del suo collasso, e che non ci sono stati morti, o persone scomparse coinvolte nel crollo. La foto sottostante mostra che i detriti del WTC 7 collassato sono confinati in un area molto vicina rispetto alla sua impronta.
Figura 1. La pila di macerie del WTC 7, 15 Sett. 2001, quattro giorni dopo il collasso della struttura.
Figura 2. NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) foto aeree di Ground Zero del 23 Sett. 2001 che mostrano la posizione delle macerie del WTC 7 rispetto ai frammenti degli altri edifici del WTC con una linea di demarcazione su Vesey Street.
Oltre a mostrare le macerie confinate relativamente vicino al WTC 7, la foto nella figura 2 mostra che anche le macerie del WTC 6 e WTC 5 rimangono contenute sulla propria impronta, o molto vicino ad essa.
La mappa dei detriti riportata dalla FEMA per le Torri Gemelle, sotto nella figura 3, mostra che solo una piccola percentuale dei detriti del WTC 1 percorre i 350 piedi fino al WTC 7. Le zone più chiare della mappa sottostante rappresentano una leggera densità di detriti, mentre quelle più scure una densità maggiore.
Figura 3. Mappa delle macerie delle Torri Gemelle della FEMA
L’apparente separazione delle macerie del WTC 7 rispetto agli altri edifici, ed il fatto che non ci sono state persone scomparse o morte coinvolte nel collasso, rendono difficile accettare il commento del narratore di History Channel del video soprastante che afferma che il mescolarsi dell’acciaio dei diversi edifici, e la necessità di ricerca e salvataggio, sono state le ragioni della rimozione dell’acciaio del WTC 7, prima che potesse essere propriamente fotografato, esaminato e catalogato sul sito del crollo.
Anche se l’acciao del WTC 7 e’ stato spostato senza prima essere esaminato e catalogato sul sito del collasso, si pone un’ulteriore domanda sul motivo per il quale non e’ stato recuperato e conservato per test successivi, valutazioni ed analisi forensi. Ciò e’ estremamente pertinente alla luce delle raccomandazioni del FEMA sulla necessita’ di ricerche addizionali a causa di strani ritrovamenti nei loro limitati esami metallurgici.
Nel progetto di relazione del NIST dell’Agosto 2008 sul WTC 7, non c’e’ alcuna menzione di test effettuati sull’acciaio recuperato dai resti dell’edificio crollato. Nelle sezioni dove devono essere discusse la proprietà dell’acciaio il riferimento e’ curiosamente fatto su campioni di acciaio del WTC, non specificatamente su quelli del WTC 7. Questo può essere comprensibile se si e’ consapevoli del fatto che nel precedente progetto di relazione del WTC 7 il NIST ha nettamente ammesso che “Nessuna metallografia può essere effettuata perché l’acciaio non e’ stato recuperato dal WTC 7. Le altre proprietà fisiche sono le stesse di quelle stimate nel Capitolo 8 per l’acciaio del WTC”.
Poiché la relazione NIST sul crollo del WTC 7 soffre di una mancanza di prove fisiche a sostegno delle sue conclusioni, essa dovrebbe andare nel dettaglio: perché il normale protocollo di inchiesta non e’ stato seguito, perché l’acciaio non e’ stato recuperato, e se la legislatura e’ stata violata non facendolo. Se ci sono questioni sulla legalità della rimozione e sulla mancanza di recupero ai fini investigativi, il NIST dovrebbe raccomandare l’inizio di una inchiesta per determinare chi e’ stato coinvolto nella decisione di rimuovere l’acciaio, e perché il NIST non ne ha ricevuto per la sua inchiesta.
Ci sono anche diverse questioni apparentemente contraddittorie tra lo studio del FEMA sulle dinamiche dell’edificio Appendice C e la relazione del NIST sul WTC 7, per le quali non sono state fornite spiegazioni, e sono:
• Il NIST afferma: “Niente acciaio recuperato dal WTC 7”, quando il FEMA sezione C.2 mostra che almeno un pezzo di acciaio del WTC 7 e’ stato testato, con risultati allarmanti, in considerazione dell’altamente inusuale formazione di liquido Eutettico, fusione intergranulare ed erosione. Caratteristiche mai viste prima da esperti investigatori sull’acciaio soggetto a incendio da comune ufficio.
• FEMA sezione C.3 La sintesi dell’esempio 1 indica che l’acciao e’ stato riscaldato a circa 1000°C. (1800°F.), che e’ una temperatura molto più alta rispetto quella che il NIST conclama come causa del collasso, e apparentemente di gran lunga al di fuori delle capacità di un incendio di un ufficio per riscaldare l’acciaio. Inoltre, in questa sezione si afferma che l'acciaio si liquefa a queste temperature, a causa della formazione Eutettica, il che drammaticamente abbassa la soglia di 2750° F del punto di fusione dell'acciaio.
• FEMA Sezione C.6 Suggerimenti per la futura ricerca afferma “E’ anche possibile che la fusione intergranulare, la formazione Eutettica, ed il fenomeno di erosione siano iniziati prima del collasso ed abbiano accelerato l’indebolimento della struttura in acciaio.
Perche la “ricerca futura” non e’ stata eseguita, ed i suoi risultati pubblicati, specialmente quando la FEMA stessa suggeriva che le fusioni e le erosioni erano iniziate “prima del collasso”?
Il NIST e’ stato incaricato di investigare sulle condizioni che hanno portato al crollo del WTC 7, e chiaramente su quello che forse si e’ verificato prima del crollo, che ha “accelerato l’indebolimento della struttura in acciaio” il NIST avrebbe dovuto investigare.
Il NIST dovrebbe di conseguenza rivedere la Relazione dopo aver effettuato le analisi metallurgiche necessarie.
Questi commeni pubblici sul rapporto NIST sono stati presentati dai seguenti soggetti:
James R. Gourley, Esq.
Chemical Engineer
International Center for 9/11 Studies
jrpatent@gmail.com
Tony Szamboti
Mechanical Engineer
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Richard Gage
AIA Architect
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Graeme MacQueen, Ph.D.
Scholars for 9/11 Truth & Justice
Dr. Steven Jones
Ph.D. Physicist
S&J Scientific Co.
Kevin Ryan
Chemist
Scholars for 9/11 Truth & Justice
Dr. Niels Harrit
Ph.D. Chemistry
University of Copenhagen
Ron Brookman
Structural Engineer
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Chris Sarns
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Kamal Obeid, SE PE
Structural Engineer
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Scott Grainger, PE
Forensic Engineer
Civil Engineer
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Frank Legge
Logistical Systems Consulting
Bob Fischer
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Justin Keogh
Architects & Engineers for 9/11 Truth
David Chandler
Architects & Engineers for 9/11 Truth
Gregg Roberts
gregg@wtc7.net
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